Riccardo Zampieri

Riccardo Zampieri

Riccardo Zampieri (Trieste, 8 marzo 1859 – ivi, 24 ottobre 1930), pittore, giornalista, redattore ed irredentista. Dal 1871 al 1877 frequentò i corsi della civica scuola reale superiore e come compagno ebbe Guglielmo Oberdan; fu collaboratore del giornale clandestino «La Giovane Trieste» e ai primi del 1878 fu accolto come socio dell’Associazione Triestina di Ginnastica, nota fucina patriottica ed irredentistica; nel 1885 ne divenne segretario. A Venezia frequentò per dieci mesi l’Accademia di belle arti dopodiché si trasferì a Roma per perfezionarsi nella pittura e vi rimase per circa due anni. Nella capitale del Regno rivide Oberdan e subito nacque uno stretto sodalizio; i due condividevano la stessa abitazione e trascorrevano il tempo negli ambienti frequentati dagli immigrati politici delle terre adriatiche e prendendo parte a numerose concitate manifestazioni. Al rientro a Trieste, Zampieri strinse diversi legami con artisti, musicisti e giornalisti, in modo particolare con Giuseppe Caprin. Nel 1881 in un negozio del Ponterosso espose il suo primo quadro. Convinto che non sarebbe divenuto un pittore di spessore, abbandonò la pittura per dedicarsi assiduamente alla politica e al giornalismo in cui emerse palesemente la sua tendenza antiaustriaca. A seguito dell’arresto di Enrico Jurettig, gerente responsabile de «L’Indipendente», alla fine del luglio del 1883, il giovane fu invitato dallo stesso Caprin a prenderne le redini, divenendo redattore responsabile del battagliero giornale. L’incarico fu effimero poiché fu coaccusato dalle autorità asburgiche per il «crimine di perturbazione della pubblica tranquillità», per un articolo pubblicato dal foglio nel novembre dell’anno prima, e assieme a Iurettig dovette affrontare il processo davanti la Corte d’Assise di Innsbruck (14-15 marzo 1884). Iurettig fu condannato a un anno e mezzo di carcere duro, mentre Zampieri fu assolto. Successivamente, quest’ultimo avrebbe continuato a collaborare con quel giornale e dal 1886 assieme a Teodoro Mayer fu impegnato a confezionare l’uscita de «Il Piccolo della Sera». All’«Indipendente» ritornò nel 1893, e l’anno dopo ne assunse la direzione che per un ventennio divenne la sua maggiore preoccupazione. Con lo scoppio del conflitto mondiale, nei primi giorni d’agosto, Zampieri decise di uscire con il giornale settimanalmente e il 5 settembre ne sospese la pubblicazione. A differenza di altri esponenti dell’irredentismo, non volle abbandonare Trieste; con l’entrata in guerra dell’Italia si rinchiuse in casa e iniziò a dipingere. Il 20 dicembre 1914 il figlio Piero fu arrestato e deportato a Mittergrabern, mentre l’altro, Paolo, oltrepassò il confine e si arruolò come volontario nel regio esercito. Il padre, invece, era costantemente controllato dalla polizia, che sospettava non avesse lasciato la città premendo sui vicini di casa per ottenere informazioni. Nel febbraio del 1916 decise di consegnarsi alla polizia accompagnato dalla figlia Maria. Anch’egli fu internato nella stessa località in cui già si trovava il figlio, e successivamente nel penitenziario di Göllersdorf.

  • Bibliografia
    B. Coceani, Riccardo Zampieri. Mezzo secolo di lotte a Trieste per l’unità italiana, La Stampa Commerciale, Milano 1961; L. Veronese, L’Indipendente. Storia di un giornale, Spazzal, Trieste 1932.
  • Categorie
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  • Crediti immagine
    B. Coceani, Riccardo Zampieri: nel primo anniversario della morte (24 ottobre 1931), Stabilimento tipografico Mutilati, Trieste 1931.
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