Fronte balcanico

Fronte balcanico

Alla fine di luglio del 1914, più di 30.000 triestini, tra i 18 e i 50 anni, furono arruolati e costretti a indossare le uniformi turchine del 5° reggimento territoriale (Lir n. 5) e del 97° fanteria e destinati al fronte serbo. Molti partirono con l’illusione di facili vittorie e di un prossimo ritorno. Sin dai primi giorni di ostilità i piani delle gerarchie militari austriache si scontrarono però con l’accanita resistenza del piccolo ma battagliero esercito serbo. Qualche successo circoscritto, come il passaggio della Drina in prossimità del villaggio di Krupanj, venne pagato con gravi perdite. Hermann Cante, arruolato in un battaglione dell’honved (la guardia territoriale ungherese), così scrisse dalla prima linea: «Ancora sempre vivo e sano. Su noi sparano allegramente con tutti i proiettili immaginabili e possibili. Ieri gran pioggia di palle, del treno nostro circa quindici i feriti. A me un carro vuoto passò sul braccio, però niente di male, solo un po’ gonfio. Andiamo avanti, avanti, però con abbastanza perdite. Della divisione honved sono circa mille fra morti e feriti. È così orribile vedere i morti, insepolti per le strade!».

Il 2 dicembre 1914 gli eserciti imperiali, al comando del maresciallo Piotoreck, occuparono Belgrado ma un violento contrattacco serbo, scatenato il giorno seguente, costrinse la III Armata austriaca, lontana dalle proprie basi e priva di rifornimenti, a riparare oltre il Danubio, in Bosnia e in Slavonia. Durante la ritirata circa 20.000 fanti di nazionalità ceca e slavi meridionali disertarono o si consegnarono al nemico senza combattere. Due settimane dopo tutto il suolo serbo era libero e il principe ereditario poteva annunciare alle forze dell’Intesa che nel corso dell’ultima offensiva erano stati catturati 300 ufficiali austriaci, 40.000 uomini di truppa e ben 142 cannoni. Pago del clamoroso successo, l’esercito serbo non prese più parte attiva alle operazioni, consentendo ai comandi asburgici di distogliere dal fronte meridionale buona parte delle loro truppe e dirottarle lungo il crinale carpatico, dove le armate zariste minacciavano di invadere l’Ungheria. I contingenti rimasti, costituiti per lo più da magiari, croati e italiani, vennero impiegati lungo le piane acquitrinose del Danubio, con funzioni di copertura difensiva, o furono concentrati nelle immediate retrovie, nelle valli dell’impervia e montuosa Bosnia, con il compito di prevenire sabotaggi ed eliminare le bande di irregolari che infestavano il paese. Tale situazione si protrasse fino all’autunno 1915, quando l’iniziativa passò agli austro-ungarici.

  • Bibliografia
    M. Rossi, Testimonianze triestine dal fronte serbo-albanese, in E. Bucciol, Albania fronte dimenticato della Grande Guerra, Ediciclo ed. s.r.l. 2001; I. Deàk, Gli ufficiali della monarchia asburgica. Oltre il nazionalismo, LEG, Gorizia 1994
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  • Crediti immagine
    Cartina di F. Cecotti.
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