Reggimento 97°

Reggimento 97°

Il 97° reggimento di fanteria Freiherr von Waldstätten era noto ai comandi austriaci per la sua rilassatezza e indisciplina. Come si riferisce nel memoriale steso nell’ottobre 1955 dall’ex ufficiale dell’esercito asburgico Artur Brosch: «Il distretto di reclutamento per il 97° reggimento di fanteria era la città di Trieste con il suo territorio e l’Istria […] Il materiale umano era per la metà italiano e per l’altra sloveno, del Carso, ed era come per tutti gli abitanti dei paesi meridionali difficilmente disciplinabile e disposto al dolce far niente […] Trieste città portuale con le sue 60 case di tolleranza ed altre simili spelonche nella città vecchia, rappresentava un posto molto ardente e pericoloso per la truppa […] Per ottenere da questo reggimento dei buoni soldati era necessario un forte pugno di ferro».

La partenza dei 4300 uomini del 97° reggimento, giunto a Trieste nei giorni seguenti la dichiarazione di guerra alla Serbia dalla cittadina croata di Bjelovar, si effettuò, tra il pomeriggio e la sera dell’11 agosto 1914, utilizzando i convogli della Ferrovia meridionale. La maggioranza degli italiani del Litorale impegnati in Galizia si trovavano nel III corpo d’armata, inquadrato nella 2ª armata al comando del generale Böhm-Ermolli. Del III corpo d’armata facevano parte assieme al 97, il famoso «demoghèla», altri reggimenti di fanteria la cui cifra terminale era il 7: l’87°, il 47°, con deposito a Marburg, il 27°, con deposito a Graz, scherzosamente denominato reggimento dei «canarini» per il colore giallo delle mostrine. Il 97°, in particolare, ricevette il battesimo del fuoco già nelle prime settimane del conflitto, nei pressi della capitale della Galizia, Leopoli, investita da ingenti formazioni russe.

Le ostilità erano state aperte il 17 agosto dalla 1ª e 4ª armata austriache che, oltrepassata la vecchia frontiera polacca, si erano spinte in direzione di Lublino con l’ambizioso obiettivo di congiungersi all’esercito germanico operante al nord. La manovra si svolse inizialmente secondo gli schemi prefissati, ma fu compromessa dal generale Brudermann che, contrariamente ai affidati compiti di copertura affidatigli,  passò all’attacco e fu prontamente respinto dai russi. Il 97° e gli altri reggimenti del III corpo d’armata vennero immediatamente inviati in prima linea nel tentativo disperato di arginare l’avanzata nemica. Nonostante la situazione lo sconsigliasse, le truppe austro-ungariche si lanciarono in una controffensiva il cui esito fu fallimentare. Nel tardo pomeriggio del 26 agosto il comandante del reggimento fu in preda ad un collasso nervoso e dovette essere allontanato  dal fronte. Al sopraggiungere dell’oscurità iniziò il ripiegamento che si effettuò nel caos più completo, sotto il fuoco martellante dell’artiglieria nemica. Dopo il disastro di Gliniany, il reggimento venne ricomposto e riunito ad est di Leopoli e malgrado le forti perdite fu portato ancora una volta in posizione d’attacco. Da qui i primi atti di insubordinazione: diversi militari si ribellarono agli ordini impartiti rifiutando di essere condotti al massacro. Le infrazioni furono represse immediatamente sul campo. Non mancarono inoltre episodi di giustizia sommaria, che più tardi sarebbero stati vendicati. Altro sangue fu versato nella battaglia di Rawa-Ruska e al passaggio del fiume San. La ritirata austriaca, trasformatasi in una vera e propria fuga, si arrestò solo lungo il crinale dei Carpazi. Alla fine dell’autunno 1914 l’intera Galizia fu occupata dalle armate zariste. Le perdite subite dall’esercito austro-ungarico sono valutate nel 45% del suo organico, circa 350.000 uomini di cui ben 100.000 prigionieri.

  • Bibliografia
    S. Ranchi, La luna vista a girarsi. L’avventura galiziana negli scritti e nelle memorie degli Infanteristi del Litorale in Sui campi di Galizia (1914-1917). Gli italiani d’Austria e il fronte orientale: uomini, popoli culture nella guerra europea, Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto 1997; R. Todero, Dalla Galizia all'Isonzo, storia e storie dei soldati triestini nella grande guerra: italiani sloveni e croati del k.u.k. I.R. Freiherr von Waldstätten nr. 97 dal 1883 al 1918, prefazione di M. Rossi, Gaspari, Udine 2006; Id., I fanti del Litorale Austriaco al confine orientale 1914-1918, Gaspari, Udine, 2014; M. Rossi, Gli italiani al fronte russo. Una storia rimossa, Editrice Storica, Treviso, 2014.
  • Categorie
    ,
  • Crediti immagine
    Archivio fotografico Irsml FVG, Trieste.
  • Condividi

Related Items