Emanuele Filiberto di Savoia, duca d’Aosta

Emanuele Filiberto di Savoia, duca d’Aosta

Emanuele Filiberto di Savoia duca d’Aosta (Genova, 13 gennaio 1869 – Torino, 4 luglio 1931), stratega militare, comandante della III armata. Nel 1884 fece ingresso nell’Accademia militare di Torino e nel 1887 ne uscì con il grado di sottotenente d’artiglieria. Fu a capo del corpo d’armata di Napoli (1905-1910), dopo di che fu nominato comandante designato d’armata. Con l’entrata in guerra contro l’Austria-Ungheria ebbe il comando della III armata dislocata lungo il segmento meridionale del fronte dell’Isonzo, corrispondente al ciglione carsico. Ne mantenne il comando fino a quando essa non fu disciolta (22 luglio 1919).

Nel corso delle undici offensive italiane guidò le sue unità in quel settore duramente conteso. All’inizio delle ostilità, Cadorna aveva due obiettivi: un attacco frontale della II armata contro Gorizia e la conquista dell’altopiano di Doberdò da parte della III armata. Ormai eclissata l’idea di un rapido sfondamento che avrebbe travolto l’esercito austro-ungarico, la nuova strategia era finalizzata all’occupazione di posizioni favorevoli che giovassero al regio esercito in attesa di un’eventuale aggressione da parte dell’avversario. La prima offensiva (23 giugno-7 luglio 1915), furiosa e cruentissima, non dette alcun risultato. Per la seconda (18 luglio-3 agosto 1915), la III armata fu rafforzata con tre corpi militari e con una divisione autonoma; il duca d’Aosta schierò le sue truppe su un fronte largo 15 chilometri. L’attacco si concentrò sul monte San Michele e sul versante del Sei Busi. I combattimenti raggiunsero livelli d’intensità tale che la V armata austro-ungarica si trovò vicina al collasso, ma si fermò anche l’assalto italiano dovuto allo sfinimento delle truppe. L’obiettivo militare della terza battaglia (18 ottobre-4 novembre 1915) era Gorizia e nei piani di Cadorna l’attacco doveva iniziare dai fianchi, cioè da Plava (medio Isonzo) e da Doberdò. Il comandante della III armata avrebbe dovuto sfondare le posizioni nemiche e conquistare il ciglione carsico. Lo sforzo bellico fu concentrato sul monte San Michele e sul monte Sei Busi, accompagnato da pesanti bombardamenti e sanguinosi combattimenti corpo a corpo a San Martino. Nonostante gli sforzi e le alte perdite (circa il 30% delle forze impegnate), la linea del fronte meridionale rimase quasi invariata. La quarta offensiva (10 novembre-2 dicembre 1915) era nuovamente finalizzata alla conquista del capoluogo isontino. Il tentativo del duca d’Aosta di stringere l’avversario sul San Michele spingendo le forze da meridione, ancora una volta non diede alcun risultato concreto. L’unica operazione coronata dal successo fu la conquista di Oslavia (29 novembre 1915) da parte della II armata, dopo furiosi combattimenti e pesanti bombardamenti. Questo fu il bilancio delle «spallate» sull’Isonzo.
Emanuele Filiberto di Savoia contribuì alla presa di Gorizia e si spinse sino all’Hermada, il punto più avanzato raggiunto dal regio esercito in direzione di Trieste. Con la rotta di Caporetto condusse la sua armata ordinatamente sul Piave, e dal Montello al mare resistette all’avversario. Nel giugno del 1918 bloccò l’attacco austro-ungarico sul Piave medesimo. Nell’aprile del 1919 fu promosso generale d’esercito per merito di guerra. Nel dopoguerra fu impegnato a favore dell’assistenza ai reduci e alla consacrazione dei caduti nel conflitto. Fu tumulato nel Sacrario di Redipuglia, dedicato alla memoria dei fanti della III armata.

K.K.

  • Bibliografia
    G. Breccia, 1915: l’Italia va in trincea, Bologna 1915; A. Bronzuoli, Savoia, Emanuele Filiberto di, duca d’Aosta, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, vol. XXX, Roma 1936, p. 928; P. Jung, L’ultima guerra degli Asburgo. Basso Isonzo, Carso, Trieste. 1915-1918, LEG, Gorizia 2000; A. Sema, La Grande Guerra sul fronte dell’Isonzo, LEG, Gorizia 2009 (I ed. 1995-1997).
  • Crediti immagine
    da Giuseppe Rigoli, La Grande Guerra d’Italia narrata al popolo, Firenze 1931
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