Valentino (Tino) de Gavardo (Capodistria, 10 luglio 1891 – ivi, 14 gennaio 1914) fu un poeta vernacolare. Frequentò il liceo cittadino e, superati gli esami di maturità (1911), s’iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Graz. Come tanti altri coetanei, era coinvolto politicamente e assieme a Piero Almerigogna sosteneva l’amico Pio Riego Gambini nell’opera di propaganda di tendenza mazziniana, che professava principi democratici parlando al popolo di diritti, di progresso e di benessere materiale, ma anche di fede patriottica. Con la sua poesia vernacolare dette voce alla Capodistria modesta, umile e lavoratrice o, semplicemente, alla vita quotidiana della sua popolazione. Per descriverla utilizzò il dialetto di matrice veneta che, pur variando secondo il ceto sociale, rappresentava il cemento della cittadinanza urbana. I suoi primi lavori furono pubblicati nel 1908 nel periodico «Pagine Istriane», firmati con lo pseudonimo «Tita Bidoli». Nel 1912 pubblicò la raccolta di liriche in dialetto capodistriano Fora del semenà, che seguiva il vivace filone letterario che tra Otto e Novecento aveva conosciuto la sua fortuna, con autori come Giovanni de Manzini, ma anche attraverso autori dilettanteschi, come Biagio Cobol e Girolamo de Gravisi, e altri autori ancora, che non firmarono i versi pubblicati su giornali, periodici e fogli volanti sia in città sia in altre località. La sua poesia è satirica, comico-umoristica, anticonformistica, dissacratoria ed è stato definito il «poeta del piccolo mondo antico di Capodistria». Un’epidemia di tifo scoppiata a Trieste raggiunse Capodistria; il giovane Tino, nemmeno ventitreenne, morì nel giro di una settimana.