Tambov

Tambov

La città di Tambov (situata a circa 600 chilometri a sud est di Mosca, 305.000 abitanti), oggi capoluogo dell’omonima regione che è parte della repubblica russa, era sede, fino allo scoppio della rivoluzione bolscevica, di un importante governatorato, posto già allora al centro di un territorio ricco di risorse economiche in cui, accanto ad attività agricole e artigianali, si andavano sviluppando alcune forme di produzione industriale gestite anche da società tedesche.
I palazzi del centro, d’impronta neoclassica con qualche variazione di stile orientale, ospitavano agli inizi del secolo alcune importanti istituzioni culturali (un conservatorio in cui insegnò per un certo tempo Rachmanimov, un teatro dell’opera, un ginnasio, una pinacoteca). Vi risiedevano, inoltre, famiglie aristocratiche da cui trassero origine, secondo quanto risulta dall’archivio documentario e fotografico, vivaci nuclei intellettuali che avrebbero assunto la direzione politica del partito bolscevico: lo stesso Čičerin, ministro degli Esteri del nuovo governo rivoluzionario, ebbe i suoi natali a Tambov: a ricordarlo rimane oggi la sua casa-museo.
Tambov fu – e lo è ancora – un importante snodo ferroviario nella direzione di Kirsanov-Tambov-Mosca-Vologda-Arcangelo. Fu punto di raccolta e smistamento degli italiani dell’esercito austro-ungarico destinati al concentramento di Kirsanov. Gli ufficiali della Missione militare italiana impegnati in tale compito a loro volta sostarono e transitarono per Tambov, nel cui governatorato trascorsero la prigionia molti italiani provenienti dal Litorale.
A Kirsanov e a Tambov i prigionieri lavorarono soprattutto nei campi, ma all’occorrenza poteva ritornare utile ogni altra abilità: il triestino Pizziga, che parlava lo sloveno e aveva appreso il russo, venne destinato all’ufficio postale di Kirsanov per il disbrigo della corrispondenza e l’inoltro dei pacchi per i prigionieri italiani e austriaci in Russia e quelli russi nelle province irredenti. Il trentino Perfetto Ferra lasciò il teatro di Tambov, già ricovero per i prigionieri della guerra russo-giapponese, per fare il custode nella Pretura della città.
Altri italiani della Monarchia danubiana erano sparsi nelle tante proprietà agricole, costretti a pesanti lavori nella Russia più profonda, nel territorio di Tambov e nella regione di Mordovia dove sarebbero stati dislocati, anche negli anni della Seconda guerra mondiale, i più terribili lager, quelli in cui si sarebbe registrata la più densa mortalità nei primi mesi del 1943. Povertà e arretratezze ataviche si disvelano nei rapporti riservati stesi dai comandi della regione di Mordovia al quartier generale di Mosca. Documenti d’archivio e fonti soggettive confermano come nell’uno e nell’altro conflitto mondiale le condizioni di prigionia più terribili furono sofferte proprio nella Russia centrale e nelle plaghe del Nord. In entrambi i periodi, i diversi gruppi nazionali furono frantumati e dispersi a volte secondo precise logiche, oppure a causa delle difficili condizioni materiali del paese, o per motivi casuali. Nella stazione di Tambov transitarono e sostarono nell’autunno del 1916 e 1917 i convogli degli irredenti destinati, tra difficoltà e clamorosi insuccessi, all’imbarco nel porto di Arcangelo, direzione Glasgow.
L’arrivo della prima Missione militare italiana, in coincidenza con il primo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, alimentava l’illusione di una rapida partenza per 3250 italiani, secondo quanto aveva comunicato a Roma il maggiore Tonelli, membro della Missione. Fallito un primo tentativo effettuato il 13 agosto 1916, tre furono i trasporti condotti felicemente a termine via Arcangelo. Il primo in data 14 settembre 1916, composto da 1720 irredenti inquadrati da 40 ufficiali ex austriaci, al comando del capitano dei CCRR Nemore Moda, il secondo composto nuovamente da 1720 uomini, ed il terzo di 700, entrambi giunti ad Arcangelo il 23 ottobre. Il contingente più numeroso si imbarcò sull’«Huntspeal» (già «Barone Körber»), l’altro sul «Modie», piroscafo francese di minor tonnellaggio.

M.R.

  • Bibliografia
    Bazzani G., Soldati trentini nella Russia in fiamme, Ed. Legione Trentina, Trento, 1933 Rossi M., I prigionieri dello Zar. Soldati italiani dell’esercito austro-ungarico nei lager della Russia (1914-1918), Mursia, Milano 1997.
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