Borojević von Bojna Svetozar

Borojević von Bojna Svetozar

Svetozar Borojević von Bojna (Umetić presso Kostajnica, 13 dicembre 1856- Klagenfurt, 23 maggio 1920), feldmaresciallo austro-ungarico, comandante della V armata (1915) e in seguito della I e II (1917) schierate sul fronte dell’Isonzo.
Nel 1878 partecipò all’occupazione della Bosnia ed Erzegovina; conclusa l’Accademia militare passò nello Stato Maggiore, mentre nel 1887 divenne docente all’Accademia militare di Vienna e alla Scuola degli ufficiali di Kassa. Nel 1912 divenne comandante del VI corpo d’armata e con il medesimo, allo scoppio del primo conflitto mondiale, fu mandato sul fronte orientale, in Galizia, e coinvolto nella battaglia di Komarów (conosciuta anche con il nome di Tomaszów) combattuta tra il 26 agosto e l’1 settembre 1914 contro l’esercito russo (V armata) e conclusasi con la vittoria austro-ungarica, ma con fortissime perdite. Il 4 settembre di quell’anno fu nominato comandante della III armata, con la quale difese tenacemente i Carpazi e scongiurò la caduta della fortezza di Przemyśl; successivamente, assieme alla II armata, tentò di infrangere l’assedio russo ma senza successo; il presidio capitolò il 22 marzo 1915. Partecipò alla battaglia di Leopoli ma, nonostante i successi da lui registrati, gli austro-ungarici dovettero ritirarsi e lasciare la Galizia ai russi (11 settembre). Nell’inverno 1914-1915 respinse ogni tentativo russo di sfondare in direzione della pianura pannonica, nonché in direzione della Slesia (battaglia di Limanowa, dicembre 1914). Dopo la battaglia di Gorlice-Tarnow (2 maggio 1915) l’esercito zarista dovette ritirarsi incalzato dall’offensiva di Borojević. Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 27 maggio 1915 prese il comando della V armata a difesa del fronte isontino. Il suo ordine categorico fu di difendere le posizioni e di non indietreggiare, nemmeno in caso di un’avanzata nemica. La difesa doveva concentrarsi in quel settore anziché ai margini della conca di Lubiana. Con lo spostamento del fronte sul Piave e l’allontanamento della XIV armata tedesca, il fronte tra il Grappa e il mare fu assegnato a Borojević.
Nel corso della guerra contro l’Italia, presto si diffuse la convinzione che lo stratega avesse previsto un’energica difesa del confine occidentale dell’Impero e al tempo stesso scongiurato che il territorio sloveno fosse devastato. Perciò, il 5 agosto 1915 il Consiglio comunale di Lubiana, presieduto dal sindaco Ivan Tavčar, lo nominò cittadino onorario; la proposta aveva incontrato solo la contrarietà degli esponenti tedeschi. Il gesto fu emulato da innumerevoli altre municipalità slovene e croate; il 28 febbraio 1916 fu investito anche della cittadinanza onoraria di Zagabria. Nell’immediato primo dopoguerra (24 giugno 1919), le autorità slovene di Lubiana gli tolsero l’onorificenza; era la chiara risposta ai fatti succeduti in concomitanza con l’armistizio. Dopo lo spostamento dal fronte italiano, Borojević e il suo comando si trovavano a Velden am Wörther See (in sloveno Vrba na Koroškem), il 3 novembre 1918, nel corso di una telefonata con il colonnello generale Wenzel Wurm, che si trovava a Lubiana, il feldmaresciallo gli ordinò di arrestare il Consiglio degli sloveni, croati e serbi, formatosi il 31 ottobre, che aveva proclamato il distacco dalla monarchia austro-ungarica. Wurm, però, non eseguì il comando. Il difensore dell’Isonzo rimase fedele alla corona e non concepiva uno sconvolgimento tanto radicale.

K.K.

  • Bibliografia
    A. Alberti, Boroević, Svetozar, barone di Bojna, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, vol. VII, Roma 1930, pp. 507-508; M. Jelača, Borojević Svetozar (von Bojna), in Vojna enciklopedija, vol. 2, Beograd 1959, p. 4; E. Bauer, Boroević. Il leone dell’Isonzo, Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 2006; A. Sema, La Grande Guerra sul fronte dell’Isonzo, Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 2009 (I ed. 1995-1997); D. Nečak, B. Repe, O feldmaršalu Svetozarju Boroeviću de Bojni, Ljubljana 2010; Feldmaršal Svetozar barun Borojević od Bojne (1856.-1920.). Zbornik radova, a c. di M. Manin, Zagreb 2011.
  • Crediti immagine
    Archivio Roberto Todero; Pubblico domino
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