Segretariato generale per gli affari civili

Segretariato generale per gli affari civili

Nel primo mese di ostilità le truppe italiane, superando il vecchio confine politico con l’Austria, presero possesso di alcuni territori trentini, veneti, carnici e isontini. Il Comando supremo provvide alla gestione civile dei territori occupati, come pure della più estesa «zona di guerra», istituendo con un semplice ordine di servizio del 29 maggio 1915 il Segretariato generale per gli affari civili. Le funzioni del Segretariato nell’ambito amministrativo acquisivano un «carattere di tutela, di integrazione, di surrogazione d’iniziativa nel campo dell’amministrazione statale e autonoma». Nei territori occupati, in osservanza alla legislazione internazionale di guerra, ciò avveniva nel rispetto della normativa austriaca, che rimaneva in vigore. Con la posteriore Circolare 5 giugno 1915 indirizzata ai comandi delle grandi unità, venne determinata la gestione dei servizi civili «nei comuni all’atto dell’occupazione». Infine, l’Ordinanza del Comando supremo in data 25 giugno 1915 («Ordinamento dei servizi civili nei territori occupati») regolamentò nel suo complesso l’amministrazione provvisoria dei territori oggetto di occupazione militare. Non mancarono nel tempo ulteriori interventi di perfezionamento e precisazione normativa su specifiche questioni da parte del Comando supremo. Il più elevato organo militare, infatti, si era riservato un forte potere d’iniziativa in tutte gli ambiti concernenti la vita delle popolazioni rimaste sul posto, avvalendosi di bandi, circolari, ordinanze e varie disposizioni. Oltre a ricoprire una funzione consultiva, dal punto di vista istituzionale il Segretariato era principalmente un organo tecnico-esecutivo dipendente dal Comando supremo, di cui eseguiva i provvedimenti e a cui rispondeva. In un qualche senso, tuttavia, si poneva in relazione anche con la Presidenza del Consiglio: il segretario generale infatti era proveniente dagli ordini dello Stato e aveva il rango di prefetto. L’incarico di segretario fu ricoperto, con alta competenza, da Agostino D’Adamo, che prima della guerra aveva lavorato per l’amministrazione periferica dello Stato e ugualmente ricoperto ruoli più eminentemente politici. Le funzioni del Segretariato si esplicarono in molteplici campi, che si estesero ulteriormente nel tempo: assistenza alla popolazione civile, sanità pubblica, sostegno alle attività lavorative ed economiche, cura delle infrastrutture, ripresa e prosecuzione dell’insegnamento scolastico, gestione e controllo delle amministrazioni locali, attinenze con l’ordinamento ecclesiastico, esercizio dell’ufficio giudiziario, ricorso alla censura e alle misure di internamento o allontanamento di soggetti antitaliani, propaganda. In effetti, la struttura, divisa in Uffici, assorbiva tanto la funzione giurisdizionale di un’autorità politico-amministrativa centrale quanto quella di un’autorità provinciale, ovvero del Luogotenente dell’amministrazione austriaca. Il Segretariato condusse nelle zone occupate una solerte attività di propaganda annessionistica e di sviluppo dell’identità italiana. Per favorire le relazioni con l’associazionismo irredentista nazionale e con l’ambiente dei fuoriusciti, ma anche per facilitare la conoscenza dell’ambiente e delle problematiche dei territori rivendicati, operarono nei vari uffici figure dell’irredentismo giuliano e tridentino, come il triestino Camillo Ara e l’istriano Francesco Salata, e ufficiali «volontari irredenti». Con la ritirata di Caporetto il Segretariato fu trasferito a Padova, allocato sempre presso il Comando supremo. La struttura proseguì la sua attività dopo la vittoria nella gestione provvisoria dei territori occupati entro il confine armistiziale. Nel luglio 1919 essa fu infine sciolta dal governo Nitti assieme ai Regi governatorati della Venezia Giulia e della Venezia Tridentina e alle armate mobilitate, tranne una. Le sue competenze vennero assorbite dall’Ufficio centrale delle nuove province.

A.V.

  • Bibliografia
    M. E. Palumbo, L’archivio del Segretariato per gli affari civili del Comando supremo dell’esercito italiano, in «L’Officina dello storico», I , 1979; A. Visintin, L’Italia a Trieste. L’operato del governo militare italiano nella Venezia Giulia 1918-1919, Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 2000.
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