Scuola e guerra

Scuola e guerra

Dal maggio 1915 all’ottobre 1917 l’esercito italiano tenne sotto occupazione dei territori dei distretti politici di Ampezzo, Borgo, Primiero, Rovereto e Tione per quanto riguardava il Trentino, e di Gradisca, Monfalcone e Tolmino relativamente alla Venezia Giulia; dall’agosto 1916 anche la città di Gorizia. In questi territori le scuole furono riaperte il prima possibile, con investimenti non indifferenti, attestati tra l’altro dal volume fotografico La scuola e la guerra, pubblicato in 4000 copie il 31 agosto 1917, che raccoglieva 86 tra le foto già esposte alla mostra didattica di Milano del novembre 1916 e poi all’esposizione internazionale L’école et la guerre, organizzata a Parigi nel maggio 1917 dalla Ligue française de l’enseignement.
Le scuole di Fiumicello e di Bondone in val di Vestino, secondo la ricostruzione di Giovanni Ferretti, quasi non subirono alcuna interruzione delle loro attività, adottando da subito l’intera legislazione scolastica italiana. Il primo atto formale riguardante le scuole nei territori occupati fu la circolare n. 13.077 del 10 ottobre 1915, che vi estese i programmi italiani. Fu una decisione che sarebbe stata smentita nel dopoguerra dalla circolare del 12 gennaio 1919, con la quale si ripristinarono i programmi austriaci, pur con significativi emendamenti sulle materie più sensibili in chiave patriottica, fuorché in quelle zone dei distretti di Tione e Rovereto non tornate sotto controllo austriaco nemmeno dopo Caporetto.
Al 10 ottobre 1915 le scuole aperte erano appena dieci, per 2124 alunni divisi tra 27 classi; alla fine di novembre però le scuole aperte risultavano già 74, per un totale di 163 classi e 10.475 alunni. Il 14 ottobre 1915 furono parificati i titoli di studio austro-ungarici a quelli italiani. Per l’anno scolastico 1915-16 furono banditi dodici posti in convitti del Regno, saliti l’anno successivo a venticinque, e stanziate 200.000 lire per borse di studio.
Gli alunni, nell’a.s. 1915-16, furono 13.029, saliti a 15.752 nel 1916-17. Tra dicembre 1915 e marzo 1916 riaprirono altre 21 scuole. La scuola e la guerra cita come esempio particolare il Friuli orientale, dove la popolazione scolastica in un anno crebbe da 4284 alunni a «oltre 8500», da 23 scuole con 60 classi e 59 maestri a 40 scuole con 133 classi e 114 maestri. Furono ripristinate le conferenze magistrali mensili, i maestri ottennero sconti sui treni e furono utilizzati anche negli educatori estivi; furono tutti licenziati, con due mesi di stipendio garantiti, dopo Caporetto. Molti erano i maestri internati in Austria o richiamati alle armi, che vennero sostituiti con esuli rimpatriati o con personale militare di classi anziane o inabili alle armi.
A febbraio 1917 entrò in servizio a capo dell’Ufficio scolastico del Segretariato generale per gli Affari civili Giovanni Ferretti. Professore di lettere all’istituto tecnico di Genova e libero docente di letteratura italiana all’Università di Roma, era già stato in servizio dal 1912 al 1914 presso le scuole italiane di Costantinopoli: si deve a lui e ad Agostino D’Adamo l’istituzione di un corso di aggiornamento e abilitazione per i maestri dei territori occupati, che si tenne in estate presso il Circolo filologico di Firenze, convocato con la circolare n. 79692 del 4 agosto 1917 e destinato agli iscritti al II, III o IV anno degli istituti magistrali austriaci alla data della dichiarazione di guerra. Direttore del corso fu Gildo Valeggia, vicepreside del liceo «Michelangelo»; trentadue, stando ai dati d’archivio, furono coloro che ottennero l’abilitazione, sorpresi a Firenze dalla disfatta di Caporetto. Di nuovo a Firenze, nell’estate del 1919, furono organizzati invece dei corsi per i maestri di lingua tedesca, slovena e croata.
Com’è noto, l’occupazione militare riguardò anche dei territori a maggioranza slovena. Nel distretto di Tolmino non furono aperte delle vere e proprie scuole, ma tredici «educatori», che impegnarono 23 insegnanti, in massima parte militari, per 1397 alunni. Fra le attività più importanti vi fu, principalmente per problemi di comprensione linguistica, l’educazione musicale, impartita con la collaborazione di donne del luogo; l’attività didattica nel distretto di Tolmino fu coordinata da Francesco Spazzapan, madrelingua sloveno, confermato ispettore distrettuale nel dopoguerra. 1066 allievi fino ai 14 anni s’iscrissero ai corsi facoltativi d’italiano, tra cui 140 bambini sotto i sei anni. In 21 ottennero l’abilitazione a iscriversi a istituti medi dei Regno.
Tra le scuole medie nei territori occupati, il ginnasio inferiore di Ala, in Trentino, fu pareggiato ai ginnasi del Regno con l’aggiunta della quinta classe. La scuola industriale di Cortina, le scuole complementari industriali di Grado, Aiello e Cervignano continuarono le loro attività durante tutta la guerra; non furono riattivate invece le scuole professionali di Cormons, Mariano e Gradisca. Le relazioni tacciono dell’istituto magistrale maschile di Gradisca e di tutte le scuole italiane, slovene e tedesche di Gorizia, occupata nell’agosto 1916: è da ritenere, considerando anche i danni bellici alle città, che tali istituti non furono attivati. Da parte italiana vi furono cospicui investimenti nell’acquisto di arredi scolastici. Furono regalati in gran numero libri di storia nazionale, biblioteche scolastiche, abbonamenti a riviste pedagogiche, si favorì la corrispondenza con altre scuole del Regno. A tutti gli scolari veniva garantita la mensa a spese dell’amministrazione militare.
Con il passaggio all’amministrazione civile nel 1919, la responsabilità delle scuole passò alla III Sezione dell’Ufficio centrale per le Nuove Provincie, al cui capo rimase Giovanni Ferretti fino al 30 aprile 1922, nella sede di via Due Macelli, 66 a Roma. Aveva servito il Segretariato generale per gli Affari civili dal febbraio al novembre 1917 (in quel periodo fu anche ispettore scolastico del distretto di Tione) e poi di nuovo dal dicembre 1918 dopo un’esperienza (febbraio-novembre 1918) in Albania, dove fu direttore degli uffici scolastici di Valona e Argirocastro. Benché inabile alle armi in seguito al ricovero all’ospedale militare di Udine nel gennaio 1917, fu promosso tenente il 25 novembre 1917.

A.D.

  • Bibliografia
    La scuola e la guerra. L'opera dell'Esercito italiano nei territori rivendicati, a c. di Segretariato generale per gli Affari civili presso il Comando supremo, Alfieri & Lacroix, Milano s.d. (1917); G. Ferretti, La scuola nelle terre redente, Vallecchi, Firenze 1923; A. Dessardo, Le ultime trincee. Politica e vita scolastica a Trento e Trieste (1918-1923), La Scuola, Brescia 2015, pp. 75-88.
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  • Crediti immagini
    Archivio Fulvio Papuccia

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