Scontri nazionali

Scontri nazionali

La Prima guerra mondiale mandò in frantumi il precario equilibrio che l’Impero asburgico aveva instaurato fra i diversi popoli che lo componevano. A Trieste, la coesistenza fra italiani e sloveni entrò in una crisi profonda, la cui ricomposizione fu possibile solo molti anni dopo la Seconda guerra mondiale. Se i primi movimenti nazionali all’interno dell’Austria-Ungheria risalivano all’epoca dei moti del 1848, solo col finire del XIX secolo i rapporti fra le varie nazionalità entrarono in una fase di più aspre tensioni. A Trieste, la classe dirigente della maggioranza italiana, di orientamento liberal-nazionale, temeva che la componente slovena, sempre più numerosa ed economicamente prospera, potesse un giorno mettere in discussione l’identità nazionale del centro urbano. Gli sloveni vedevano invece nella ricca e cosmopolita Trieste un punto di riferimento economico e culturale essenziale per il proprio popolo. Gli austriaci cercavano a loro volta di mediare tra le diverse etnie, ma non cercarono mai di imporre la propria cultura nazionale agli abitanti del principale porto dell’Impero. L’anno precedente lo scoppio del primo conflitto mondiale, la questione della fondazione di un’università italiana a Trieste sollevò le accese proteste degli sloveni, che esigevano la costituzione di un analogo istituto a Lubiana, oppure che l’università del capoluogo giuliano avesse almeno un carattere bi-nazionale.

Il  1° maggio 1914, a Trieste, le tensioni nazionali produssero alcuni gravi scontri di piazza: il giorno della festa dei lavoratori numerose organizzazioni operaie slovene erano sfilate nel centro cittadino, mostrando le proprie insegne e cantando musiche tradizionali. Questo non fu tollerato dagli irredentisti italiani che risposero con la violenza. Un generico antislavismo, cui si associarono molti cittadini fedeli all’amministrazione austriaca, seguì la rottura dei rapporti dell’Austria-Ungheria con la Serbia e la dichiarazione di guerra, alla fine del luglio 1914. Con l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale, furono invece le istituzioni e i simboli italiani a essere colpiti. Dalla sera del 23 maggio 1915, con la diffusione della notizia dell’imminente inizio del conflitto con Roma, il proletariato triestino assaltò e saccheggiò la sede de «Il Piccolo», il principale quotidiano italiano della città, della Lega Nazionale, della Società ginnastica triestina e di altri enti e attività commerciali riconducibili alla penisola. La popolazione, da un anno ormai, stava sperimentando la miseria e le tragedie della guerra; considerò dunque l’intervento italiano l’inizio di un ulteriore aggravamento del conflitto e delle proprie condizioni di vita, e sfogò, così, tutta la sua insofferenza. A Milano invece, il 25 maggio furono i beni e i simboli dell’Austria-Ungheria a essere colpiti dalla folla. Il fronte di guerra si sarebbe presto pericolosamente avvicinato alla città, giungendo al Carso e alle rive dell’Isonzo. Infatti, il 29 maggio 1915 venne proclamato lo stato d’assedio.

  • Bibliografia
    S. Benco, Gli ultimi anni della dominazione austriaca a Trieste, Casa editrice Risorgimento, Milano 1919; E. Apih, Trieste, Laterza, Roma 1988; M. Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale: 1866-2006, Il Mulino, Bologna 2007.
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  • Crediti immagine
    Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte, Trieste.
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