Salvatore Barzilai (Trieste, 5 luglio 1860 – Roma, 1 maggio 1939), giornalista, irredentista e politico. Fin da ragazzo fu uno spirito ribelle: nel 1878, fu arrestato per aver preso parte ad una manifestazione contro il direttore della «Triester Zeitung» e perché in possesso di materiale di propaganda irredentista, ma fu assolto. Si iscrisse all’Università di Padova, dove frequentò Giurisprudenza, per passare poi a Bologna, dove si laureò nel 1882. Al termine degli studi si trasferì a Roma come corrispondente de «L’Indipendente». Nella capitale del Regno fu assunto nelle fila della «Tribuna», giornale fondato nel 1883 da Giovanni Nicotera, dove si occupava di politica internazionale e di critica teatrale. Il nuovo proprietario della testata, il principe Maffeo Barberini Sciarra, lo incaricò invece come inviato all’estero per seguire gli avvenimenti di maggiore rilievo. Nel 1890 fu eletto deputato nel quinto collegio di Roma. Nei primi anni del Novecento, sia alla Camera sia sulla stampa si occupò per lo più di politica estera con un accento critico verso la Triplice alleanza. Durante la crisi dell’estate del 1914, Barzilai sostenne l’opportunità che la neutralità italiana fosse «saldamente armata» per garantire gli elementari ed inconfutabili diritti della Nazione. Il 16 settembre di quello stesso anno, gli esponenti dell’irredentismo trovarono in Barzilai un interlocutore attento; a Roma fu creata una Giunta permanente dell’emigrazione trentina e adriatica della quale, oltre al triestino, facevano parte Albino Zenatti, Ruggero Timeus, Antonio Cippico, Ettore Tolomei ed altri, la cui attività era tesa a sensibilizzare l’opinione pubblica, con manifestazioni, comizi e pressioni sulla stampa, tendenti a influenzare il governo sugli intenti bellicistici dell’Austria-Ungheria e quindi a evidenziare la necessità di una presa di posizione da parte del Regno. Poche settimane dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 16 luglio 1915, nel nuovo governo Salandra, divenne ministro senza portafoglio a capo di una commissione consultiva per le terre dell’Adriatico orientale e trentine, della quale facevano parte pure Francesco Salata, Attilio Hortis, Giorgio Pitacco ed altri.