Renato Rinaldi (Portole, 8 aprile 1889 – ivi, 6 marzo 1914), poeta e giornalista. Terminati gli studi al liceo di Capodistria, nel 1909 si trasferì a Pola ove intraprese la carriera giornalistica. Dapprima fu redattore de «Il Giornaletto», quindi diresse il foglio di tendenza irredentistica e nazionalistica «La Fiamma» (1911-1912); collaborò anche con «Il Piccolo» di Trieste. Come poeta pubblicò i Canti (1910) e Vecchie arie (1912), che risentono molto della lezione pascoliana, probabilmente perché era la meno legata alla tradizione ottocentesca e quindi si presentava più aperta alle novità. Rispetto alla produzione di Giosuè Carducci e Gabriele d’Annunzio, accademica, retorica, classicistica, quella di Pascoli fu colta come la più vicina e congeniale, anche perché la letteratura triestina ed istriana del primo Novecento era contraddistinta dall’antiretorica. Rinaldi fu soprattutto cantore del mondo paesano e contadino dal quale proveniva nonché dell’Istria interna e «minore». Scrisse anche tre racconti: La parabola della fiamma, Il ritorno e Tusneda, il cui tono oscilla tra intonazioni realistiche e tensioni idealizzanti e dannunziane. Nel 1912, ammalato di tisi, si ritirò nel borgo natio in cui si spense.
Renato Rinaldi
