Regnicoli

Regnicoli

Nei territori austriaci al confine con il Regno d’Italia, in particolare nel Litorale e nel Trentino, erano presenti sudditi asburgici di lingua italiana, che costituivano una delle tante minoranze linguistiche presenti nell’Austria-Ungheria.

Dove le condizioni economiche lo consentivano, ma prevalentemente nella città di Trieste, erano presenti anche numerosi sudditi del Regno d’Italia emigrati in Austria a partire almeno dalla metà dell’Ottocento. Il termine «regnicolo» indicava proprio gli emigranti partiti dall’Italia e residenti a Trieste, a Gorizia, in Istria e in Trentino, e altre località minori, per distinguerli dagli austro-italiani, che da sempre (o da lungo tempo) vi risiedevano ed erano sudditi asburgici a tutti gli effetti e con tutti i diritti.

I regnicoli presenti nel Litorale provenivano da tutte le regioni italiane, ma in gran numero da quelle adriatiche, e nel 1913 costituivano un gruppo di circa 50.000 residenti. Una parte erano coloro che erano arrivati personalmente dall’Italia, ma una parte consistente di regnicoli era nata in Austria e aveva conservato la sudditanza nel Regno d’Italia di genitori o nonni emigrati. Inoltre anche molte donne austriache (slovene o croate) sposando un emigrato assumevano, in base alla legge asburgica, la cittadinanza nel luogo di origine del marito, cioè nel Regno d’Italia.

L’inizio del conflitto nell’estate del 1914 non aveva inciso sulle condizioni giuridiche degli immigrati italiani residenti nel Litorale, ma nel maggio del 1915, con l’entrata in guerra del Regno d’Italia, la loro vita venne completamente stravolta. Non furono più considerati semplici lavoratori stranieri in Austria, ma sudditi di un Stato nemico e aggressore, e loro stessi nemici potenzialmente pericolosi per la sicurezza della Monarchia asburgica. Nell’imminenza del conflitto circa 35.000 regnicoli abbandonarono le località del Litorale dove risiedevano e lavoravano (soprattutto Trieste) riparando in Italia. Al 25 maggio 1915 circa 13.000, sorpresi dall’inizio delle ostilità in suolo austriaco, furono arrestati. Tra questi circa 3.000 maschi abili alle armi (18-50 anni) furono avviati in campi di internamento (specialmente in quello di Katzenau, presso Linz) e trattenuti in Austria e spesso sfruttati come lavoratori, mentre circa 10.000 bambini, donne e anziani, considerati inabili al servizio militare furono spediti in Italia attraversando la Svizzera.

Quanti raggiunsero l’Italia o vi furono spediti dopo il maggio 1915, seguirono il destino di tanti profughi di guerra, come ospiti in località sparse su tutto il territorio italiano, vivendo con il sussidio statale.

F.C.

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