Il comandante della fortezza di Przemyśl, l’austro-ungarico Hermann von Burgneustallen Kusmanek, si arrese ai russi il 22 marzo 1915. Le puntuali annotazioni contenute nel suo diario, nelle corrispondenze, in arrivo e in partenza, regolarmente esaminate dalla Commissione centrale censura di Pietrogrado e dalla Commissione di Mosca, oltre a illustrarne i procedimenti, aprono altri squarci inediti su un capitolo della guerra a oriente che tenne con il fiato sospeso l’opinione pubblica russa ed europea e suscitò una vasta eco nella stampa popolare. La resa di Przemyśl fu combattuta nello scacchiere orientale. I russi dichiararono di avervi catturato più di 117.000 prigionieri di truppa, 2500 ufficiali, 9 generali. Fonti austriache del tempo indicano, invece, le cifre seguenti: 10.000 morti nell’assalto del 9 marzo; 34.000 prigionieri della guarnigione; nella cifra dei 117.000 sono compresi i non combattenti, i feriti, gli ammalati. Dopo l’annuncio della resa, Kusmanek ordinò di far saltare tutti i forti, tutte le polveriere, i depositi, i mortai. I comunicati russi vantarono tuttavia la conquista di un ingente bottino, tra cui 500 vagoni, 4 locomotive e grandi quantità di carbone. Fra quei prigionieri, numerosi erano gli adriatici e i trentini. Come riferiva la «Rassegna settimanale illustrata», la città fortezza di Przemyśl era giudicata la più grande e la più formidabile delle fortezze europee di allora. Essa ospitava 40 grandiose caserme e costituiva un notevole centro ferroviario e stradale. Da essa infatti si diramavano la ferrovia per Leopoli, Cracovia e l’Ungheria. L’assedio era cominciato nel mese di settembre, dopo la caduta di Leopoli. Nei primi giorni di ottobre la città era completamente circondata, ma poté inizialmente resistere ai russi, ancora privi di artiglierie pesanti. Alla vigilia della primavera successiva, le sue decantate difese non furono sufficienti a respingere il nuovo assedio portatole dall’esercito dello zar.
Przemyśl


