Narodni Dom

Narodni Dom

Edificio polifunzionale eretto tra il 1901 e il 1904 nel centro città di Trieste (all’epoca piazza della Caserma) su progetto dell’architetto Max Fabiani. All’inizio del XX secolo, in un momento di forte ascesa, la comunità nazionale slovena volle mostrare la propria presenza effettiva attraverso una costruzione imponente e rappresentativa. Rispetto alla sinagoga, progettata da Ruggero ed Arduino Berlam, che sottolineava la robustezza politica ed economica della comunità ebraica, il Narodni dom, dalle linee più sobrie, rappresentava anzitutto la sede per eccellenza degli sloveni; infatti, rimarcava la sua funzione nazionale, moderna e laica. L’edificio si sviluppava su una superficie complessiva di 4375 metri quadrati e poteva contare su una superficie netta di 3611 metri quadrati. Al suo interno ospitava un teatro, con 350 posti in platea e 80 in galleria, una banca, un albergo, il Balkan con trenta stanze, con un caffè e un ristorante, una palestra (utilizzata dalla sezione ginnica del Sokol triestino; a causa degli spazi inadeguati, nel 1914 l’attività fu spostata nella via Stadion, l’odierna via Battisti), una scuola di musica (serviva soprattutto per le prove della Glasbena matica), una sala di lettura, uffici nonché degli appartamenti privati. Gli utenti avevano a disposizione circa 1100 metri quadrati disposti su tre piani. Gli ideatori già in origine concepirono una struttura autosufficiente, basata su una sua buona gestione. Il costo di realizzazione superò il milione e 700 mila corone, cifra decisamente rilevante, che difficilmente fu sostenuta interamente dalla Tržaška hranilnica in posojilnica (Cassa di risparmio e dei prestiti triestina). È molto probabile che una parte fosse stata corrisposta dalla Lega delle casse di risparmio boeme di Praga; esistevano stretti vincoli tra le due parti, tanto che la sede ospitava anche l’associazione Češka beseda (Parola ceca). Nella sala di lettura slava esisteva anche un circolo boemo, che al sabato promuoveva i suoi incontri nell’albergo Europa, mentre la gioventà boema (Češká Mládež), presente a Trieste soprattutto per curare gli affari delle banche aperte in città, si riuniva in particolare nel Narodni dom. Fino all’inizio del 1914 aveva sede anche la redazione del giornale «Edinost» che ivi stampava pure l’omonimo quotidiano, mentre al suo trasferimento, in via San Francesco, gli ambienti passarono alla Glasbena matica. Nel clima teso del primo dopoguerra, condizionato dalla complessa questione adriatica, il 13 luglio 1920, nel corso delle proteste seguite all’uccisione del capitano Gulli e di un altro marinaio italiano in uno scontro a fuoco a Spalato, i locali fasci di combattimento incendiarono l’edificio, distruggendo definitivamente un simbolo sempre meno tollerato e una spina nel fianco per gli assertori dell’italianità della città da poco «redenta».

  • Bibliografia
    M. Pozzetto, Fabijanijeva palača. Dom in dobro utečen stroj, in Narodni dom v Trstu 1904-1920, Devin, Trst 1995, pp. 27-31; S. Volk, Življenski utrip Narodnega doma v dnevni kroniki, ivi, pp. 83-99; J. Pirjevec, Kulturne in politične zgradbe v Trstu kot priče meščanske samostojnosti, in Kriza socialnih idej. Britovškov zbornik / The crisis of social ideas. A Festschrift for Marjan Britovšek, a cura di A. Lešnik, Filozofska fakulteta v Ljubljani, Oddelek za sociologico, Ljubljana 1996, pp. 59-62; B. Klabjan, Češkoslovaška na Jadranu. Čehi in Slovaki ter njihove povezave s Trstom in Primorsko od začetka 20. stoletja do druge svetovne vojne, Knjižnica, Library Annales Majora, Koper 2007.
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  • Crediti immagine
    Archivio Irsml FVG, Trieste.
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