Monte Nero

Monte Nero

Il Monte Nero si erge fino ai 2245 m slm nelle Prealpi Giulie a nordovest di Caporetto. Il suo nome italiano è in realtà un errore di traduzione dallo sloveno Krn, che sta per «moncone», in ragione della forma tozza del profilo, confuso con črn, che vuol dire invece per l’appunto «nero». Si trova oggi in territorio sloveno: tra le due guerre rientrò nella provincia italiana di Gorizia. Deve la sua fama a una delle meglio riuscite e prime imprese militari italiane nel corso della Grande Guerra e all’omonimo canto che gli dedicarono gli Alpini.
L’azione si svolse nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1915, protagoniste cinque compagnie dei battaglioni Susa ed Exilles del III reggimento Alpini agli ordini del colonnello Donato Etna. Presero parte all’operazione circa millecinquecento uomini, metà dei quali impegnato in prima linea. Il battaglione Exilles prese le mosse dalla quota 1602 del monte Kozliak con l’LXXXIV compagnia che procedette sul versante sud-ovest in direzione della vetta, sostenuta dalla XXXI. Il battaglione Susa agì da nord: la XXXV compagnia sulla linea di cresta da quota 2102, mentre l’LXXXV e la CII affrontarono il Potoce. La copertura di fuoco fu garantita dalle due sezioni di mitragliatrici del Susa e dalle batterie da montagna VII, IX, X e LIV del I reggimento e dall’XI batteria obici del I reggimento Artiglieria pesante campale. Nella notte, l’artiglieria della IX batteria era stata portata a braccia fino a quota 2102 del Vrata, a soli 300 metri dalle postazioni nemiche. I combattimenti iniziarono attorno alle 3.30. Gli scontri con i difensori del IV reggimento fanteria ungherese terminarono alle 4.45 con la conquista della vetta da parte dell’LXXXIV compagnia, sostenuta dalla XXXI.
Tra i protagonisti dell’impresa si ricorda Alberto Picco, sottotenente dell’LXXXIV compagnia del battaglione Exilles, che guidò l’avanguardia. Dal 1924 le sue spoglie riposano al cimitero monumentale di Torino, mentre nel 1919 gli fu intitolato lo stadio della Spezia, sua città natale: nel 1911 era stato infatti tra i fondatori della locale società calcistica, non solo ricoprendo la carica di consigliere e tesoriere, ma giocando quale capitano fino alla chiamata alle armi nel 1913.
Quanto al battaglione Susa, esso fu sorpreso alle 3.35 dal nemico, che colpì duramente la CII compagnia; la XXXV compagnia si scontrò con i difensori a quota 2138 ingaggiando un combattimento a forza di bombe a mano, fucili e persino pietre. Furono catturati dodici ufficiali e circa duecento militi ungheresi, cento i morti; gli italiani accusarono la morte del tenente Valerio Vallero e di sei alpini, con una cinquantina di feriti. Il tentativo di contrattacco ungherese iniziato attorno alle 6 fu fermato da intense sparatorie.
Nel complesso l’operazione si concluse con l’uccisione di circa centottanta avversari e la cattura di settecento prigionieri, tra cui una trentina di ufficiali. Gli alpini uccisi furono in tutto ventuno con un centinaio di feriti. L’impresa fu ricompensata con una medaglia d’argento ai due battaglioni Susa ed Exilles e ben centosessantaquattro altre decorazioni. Il 15 settembre 1928 sulla sua cima fu inaugurato un rifugio monumentale a celebrazione dell’impresa, demolito nel 1951 dalle autorità jugoslave.

A.D.

  • Bibliografia
    M. Balbi, L.Viazzi, Spunta l'alba del sedici giugno… La Grande Guerra su Monte Nero, Monte Rosso, Vrata, Ursic, Sleme e Mrzli, Mursia, Milano 2000; F. Weber, Dal Monte Nero a Caporetto: le dodici battaglie dell'Isonzo, 1915-1917, Mursia, Milano 2006; P. Scolè, 16 giugno 1915. La conquista del Monte Nero, in «Informazioni della Difesa» n. 3/2015, pp. 84-89.
  • Categories
    ,
  • Condividi
  • Crediti immagini
    Archivio Roberto Todero; Archivio Erica Mastrociani - Fabio Todero; Archivio Storico Dal Molin

Related Items