Miklós Horthy von Nagybánya (Kenderes, Ungheria, 18 giugno 1868 – Estoril, Portogallo, 9 febbraio 1957), ammiraglio e politico. Nacque in un’antica famiglia calvinista di medi proprietari terrieri. Compì gli studi all’Accademia navale di Fiume, fu promosso ufficiale nel 1886, alfiere di vascello nel 1890 e capitano di corvetta nel 1909; in quello stesso anno fu nominato anche aiutante di campo dell’imperatore Francesco Giuseppe. Nel periodo antecedente il primo conflitto mondiale era capitano di fregata, mentre con lo scoppio delle Guerre balcaniche e la mobilitazione della marina austro-ungarica fu al comando della corazzata «Budapest».
All’inizio delle ostilità, nel 1914, fu al comando della corazzata «Habsburg»; nel dicembre dello stesso anno, invece, passò al comando dell’incrociatore leggero «Novara», uno dei più moderni della flotta militare imperiale. Con lo scoppio del conflitto con l’Italia, con quell’unità attaccò Porto Corsini nel Ravennate, e partecipò a diverse azioni sia nell’Adriatico sia nello Ionio. Il 15 maggio 1917 fu coinvolto, sempre con il «Novara», in uno scontro con le forze alleate, che seppe affrontare con prontezza nonostante il numero superiore; per quell’impresa fu insignito dell’ordine di Maria Teresa. Assieme agli incrociatori «Helgoland» e «Saida», due cacciatorpediniere, due sommergibili e un U-Boot tedesco, uscì dalla base di Cattaro, e in una delle maggiori operazioni nell’area mediterranea affondò quattordici vapori sui quarantasette dislocati nel canale d’Otranto, più due cacciatorpediniere, uno francese ed uno italiano, e una nave da carico italiana. Nel marzo del 1918, sulla scia del successo ottenuto, fu promosso a controammiraglio e fu posto a capo della flotta della Duplice monarchia. Nel giugno dello stesso anno pianificò un’offensiva di ampie proporzioni, che prevedeva l’uscita simultanea delle due squadre navali che si sarebbero dirette nuovamente verso lo sbarramento navale alleato nel canale di Otranto. Dovette abbandonare l’impresa a seguito dell’affondamento della corazzata «Szent István» avvenuto nelle acque di Premuda (10 giugno 1918) per opera dei mas al comando di Luigi Rizzo (la corazzata «Tegethtoff», invece, non andò incontro alla stessa sorte per un difetto dei siluri che dovevano colpirla).
Nel corso della fase finale del conflitto gli equipaggi della flotta ancorata a Pola si ribellarono. Ci furono trattative con i due comitati, l’italiano e lo jugoslavo, ma nella notte del 31 ottobre 1918 i colpi di cannone rivelarono che l’intera flotta, compresi i materiali e gli equipaggiamenti, era passata ai rappresentanti jugoslavi. L’ammiraglio Horthy, in base alle disposizioni contenute nel dispaccio dell’imperatore Carlo del giorno prima, affidò le unità militari ai rappresentanti del Consiglio nazionale di Zagabria (Narodno vijeće) per evitare cadessero in mano italiana; parimenti consegnò il comando della marina militare al capitano di vascello Janko Vuković de Podkapelski, nominato comandante dal già ricordato Consiglio nazionale che morì solo poche ore più tardi nell’affondamento della «Viribus Unitis» nel porto di Pola. Nel primo dopoguerra, Horthy fu ministro della Difesa nel gabinetto Károlyi (1919), primo presidente della Repubblica popolare ungherese, riordinò l’esercito e si oppose a Béla Kun, che sconfisse entrando a Budapest e decretando la fine della Repubblica dei Consigli (agosto 1919).