«In questi giorni anche le parrocchie di città, e specialmente quelle suburbane, ebbero un gran da fare a celebrare matrimoni» (I matrimoni e la mobilitazione, in «Il Piccolo», 30 luglio 1914). Secondo la cronaca locale de «Il Piccolo», solo a Trieste, negli ultimi giorni del luglio 1914, i sacerdoti celebrarono non meno di 4-500 matrimoni. Fu uno degli effetti del richiamo alle armi di tutti gli uomini fino ai 37 anni. Alla mattina di domenica 26 luglio, Trieste si risvegliò tappezzata di grandi manifesti gialli. Mancavano ancora due giorni alla dichiarazione di guerra dell’Austria-Ungheria alla Serbia, ma le forze armate asburgiche si preparavano ormai a serrare i ranghi e a predisporre una veloce mobilitazione delle truppe, i cui effettivi erano sostanzialmente costituiti da civili costretti ad arruolarsi con la leva di massa, e non da soldati professionisti come avviene oggi. Furono in 32.500 a partire da Trieste e dal suo circondario a causa di quella prima chiamata alle armi. Il matrimonio fu la reazione di molte coppie, nelle le quali la tragedia della guerra era entrata prepotentemente a sconvolgere i loro progetti di vita e i loro sogni d’amore. Alcuni, che da poco avevano iniziato la loro unione, decisero di stringerla ancora di più col vincolo nuziale, reagendo così alle incertezze del futuro, legandosi a una promessa che era la speranza di potersi abbracciare ancora. Per molti altri, che vivevano relazioni più durature, le quali, magari, avevano già portato alla nascita di uno o più figli, fu l’occasione per “regolarizzare” l’esistenza di un nucleo familiare. La partenza di tanti uomini era sicura, mentre incerto era il ritorno. L’arruolamento, perciò, quasi sempre privava le famiglie del loro reddito più importante.
Lo Stato asburgico, allo scopo di limitare le diserzioni e di mantenere il più possibile la pace sociale, garantiva alle mogli e ai figli una serie di sovvenzioni in denaro e in beni di prima necessità. Tuttavia, le informazioni in questo campo furono abbastanza carenti, specialmente in un primo tempo. I giornali diffusero indicazioni contraddittorie e le regole burocratiche risultarono molto complesse da interpretare, portando ad un’applicazione incerta. Ci furono pure degli abusi: qualcuno riuscì anche a sposarsi due volte per assegnare a più di una donna il contributo, mentre altri, pur coniugati regolarmente, ebbero grandi difficoltà ad ottenerlo. In totale, nel 1914 furono celebrati a Trieste circa 2600 matrimoni, quasi 900 in più della media degli anni precedenti.