La memoria letteraria

La memoria letteraria

La stampa quotidiana, le riviste illustrate, la fotografia, la nuova arte cinematografica con le sue potenzialità concorsero alla creazione di una narrazione collettiva della guerra che ne rappresenta uno dei frutti più significativi, contribuendo a un patrimonio memoriale che non aveva precedenti. Allo stesso tempo, letteratura, cinema e arti contribuirono all’edificazione del mito dell’esperienza della guerra, anche grazie al fatto che, come ha osservato George L. Mosse, la mobilitazione di massa aveva messo a disposizione di tale processo una quantità senza precedenti di talenti artistici.
In questo quadro, un posto particolarmente rilevante è occupato proprio dalla letteratura nata durante e dopo il conflitto, un patrimonio immenso i cui contorni sono difficili da stabilire e in buona parte – per quanto attiene al concorso delle classi popolari – irrimediabilmente perduto. Inoltre, per molti intellettuali italiani la partecipazione al conflitto costituì l’occasione per muovere i primi passi nel mondo della produzione letteraria come avvenne nel caso di Giuseppe Ungaretti, Giani Stuparich, Paolo Monelli o Carlo Pastorino. In altri casi, la guerra indusse a scriverne anche quanti non si dedicavano alla letteratura, come ad esempio Leo Pollini o Carlo Salsa.
Per quanto riguarda il primo anno di guerra, sono molti i testi che vi fanno riferimento mentre Guerra del ’15, di Giani Stuparich, resta una delle opere più emblematiche dell’intera letteratura sul conflitto, ma anche una delle più rappresentative e dello spirito con cui quel conflitto venne affrontato e delle difficoltà e dei problemi incontrati dal nostro esercito, e delle contraddizioni che vi si dibattevano. Lo stesso scenario di Monfalcone al centro della memoria stupariciana, è rievocato da Mario Perrini in Diario di un granatiere (1926), che rimanda all’epoca delle primissime offensive italiane sull’Isonzo.
Non meno importante è la testimonianza di Carlo Salsa, che in Trincee. Confidenze di un fante (1924) ha rievocato con efficacia le terribili condizioni in cui si dibattevano le fanterie italiane in quel primo anno di guerra (e, purtroppo, anche negli anni seguenti).
Detto di Esame di coscienza di un letterato, di Renato Serra – ma anche delle sue scarne note di diario – che costituisce la testimonianza emblematica dell’atteggiamento di alcuni nostri intellettuali davanti al conflitto, di grande interesse è Noi che tignemmo il mondo di sanguigno (1919), di Giuseppe Rejna. Questo libro costituisce infatti una viva testimonianza di quali fossero la formazione, la cultura e il patrimonio valoriale con il quale molti giovani colti italiani si erano accostati alla guerra, mettendo in luce come l’oraziano Dulce et decorum, sapientemente rivisitato dai versi amarissimi di Wilfred Owen, costituisse davvero un ideale da perseguire. Altrettanto significative, a questo riguardo, le prime pagine de 1915-1919, di Paolo Caccia Dominioni.
Sempre sull’approccio delle fanterie italiane allo scenario carsico, particolarmente importanti e suggestivi sono i testi che narrano l’epopea della brigata Sassari: da Fanterie sarde all’ombra del tricolore (1919), di Alfredo Graziani, a Gli intrepidi sardi della brigata Sassari (1930) di Leonardo Motzo, fino a Battesimo di fuoco di Sardus Fontana (1934).
Interessanti riferimenti a un altro teatro di guerra, quello delle Alpi Carniche, sono presenti nel diario di guerra di Benito Mussolini, allora caporale dei bersaglieri e come tale immortalato da una lirica famosa di Giulio Carmen Barni.
In quanto al giornalismo di guerra, si assistette allora alla diffusione di un genere come l’instant book; tale è, ad esempio, Al fronte. Maggio-ottobre 1915, (1915), volume che raccoglieva le corrispondenze dal fronte del più noto dei nostri reporter di guerra (e non solo), Luigi Barzini (1874-1947). Avventuroso giornalista del «Corriere della sera», egli aveva già raccontato al pubblico italiano in altrettanti libri la rivolta dei boxeur, la guerra russo-giapponese, le guerre balcaniche e perfino la guerra civile messicana. Fu poi la volta della Grande guerra che, ovviamente, più che a una descrizione fedele delle operazioni militari, rispondeva alle necessità della propaganda e assumeva toni del tutto distanti dalle esperienze affrontate dai combattenti.
Tra le liriche nate dal primo approccio al conflitto, ricordiamo qui tra i tanti almeno alcuni versi di Clemente Rebora, (tra tutti Voce di vedetta morta e Senza fanfara), autore del quale vale la pena di ricordare le lettere scritte dal fronte (La mia luce sepolta. Lettere di guerra, ora 1996), significativa testimonianza dello smarrimento di una coscienza davanti alla violenza bellica. Né si possono dimenticare qui le lettere «militari» di Scipio Slataper, che mostrano una certa consonanza dell’autore triestino con altri intellettuali vociani, specie nell’atteggiamento mantenuto nei confronti del popolo-soldato. Di non minore interesse le pagine dedicate al conflitto da Carlo Stuparich, presenti nella raccolta Cose e ombre di uno (1919).
Per quanto riguarda infine l’esperienza dei volontari irredenti – cui peraltro si riallacciano le pagine di Carlo e Giani Stuparich e di Slataper – si rimanda alle diverse raccolte pubblicate negli anni Venti e Trenta; si tratta di lettere o pagine di diario che furono parzialmente riproposte in un’antologia curata da Bianca Maria Favetta (Trieste e l’Italia nelle lettere dei volontari Giuliani, 1968) in occasione del cinquantesimo anniversario dal termine del conflitto.
Non si può infine trascurare qui il ruolo svolto nella costruzione dell’immaginario collettivo sulla Grande guerra dalla letteratura popolare, tema sul quale hanno lavorato – e pubblicato – numerosi studiosi; tra i primi, vanno ricordati tra gli altri Antonio Gibelli e Lucio Fabi, che non di rado ha presentato al pubblico fonti popolari altrimenti destinate all’oblio che hanno contribuito a diffondere un’immagine del conflitto sempre più completa e sfaccettata.

F.T.

  • Bibliografia
    Le notti chiare erano tutte un’alba. Antologia dei poeti italiani nella Prima guerra mondiale, a c. di A. Cortellessa, prefazione di M. Isnenghi, B. Mondadori, Milano 1998; F. Todero, Pagine della Grande guerra. Scrittori in grigioverde, Mursia, Milano 1999; L. Fabi, Soldati d'Italia: esperienze, storie, memorie, visioni della Grande guerra, Mursia, Milano 2014; A. Gibelli, La guerra grande. Storie di gente comune, Editori GLF Laterza, Roma-Bari 2014; F. Todero, Scrivere di guerra: poeti e romanzieri, in Dizionario storico della prima guerra mondiale, sotto la direzione di N. Labanca, Editori GLF Laterza, Roma-Bari 2014, pp. 371-379.
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    Archivio Famiglia Stuparich

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