Nacque a Gorizia il 19 luglio 1858, dal carinziano Paul, proprietario a Trieste di una ditta commerciale, e Julia Vessel, italofona d’origini slovene. Per sfuggire a un’epidemia di colera, prima della nascita di Julius i coniugi si trasferirono a Gorizia, tornando dopo il parto a Trieste. In famiglia egli apprese l’italiano, il tedesco e un sincero patriottismo austriaco. Appassionato musicista e botanico, amante degli animali, atleta e scalatore provetto, frequentò le principali associazioni sportive e culturali tedesche e italiane, dallo Schillerverein alla Società alpina delle Giulie. Dopo il diploma liceale s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Vienna, laureandosi nel 1883. Rientrato a Trieste, interruppe la carriera forense a causa della morte del padre, che lo costrinse ad affiancare il fratello nell’impresa famigliare.
Scoppiato il primo conflitto mondiale, fronteggiò le cattive contingenze economiche, evitando la chiusura della ditta. Quando l’Italia entrò in guerra con l’Austria nel maggio 1915, Kugy accompagnò la polizia nei locali della Società alpina delle Giulie, considerata un covo di irredentisti. Sebbene in gioventù egli fosse stato riformato alla leva, a cinquantasette anni si offrì volontario per il fronte. Divenne Alpiner Referent (referente alpino), civile con divisa fuori ordinanza assegnato alle truppe di montagna. Inviato a Tarvisio presso la 184a brigata, accorpata alla 10a armata, guidò numerose ricognizioni allo scopo di raggiungere il dominio ottico dei versanti alpini. Sui contrafforti del Montasio e dello Jof Fuart individuò dei siti in cui piazzare gli obici per annientare gli insediamenti italiani della Val Dogna. Passato alla 59a brigata, istituì una scuola di roccia in val Bartolo, che formò un corpo d’élite operante sulle Giulie, addestrandolo alle tecniche alpinistiche e al tiro di precisione. Per questi meriti, il 21 ottobre 1915 fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine di Francesco Giuseppe. Incaricato di organizzare l’accantonamento invernale delle truppe, continuò le azioni di avanscoperta. Nel 1916 contribuì alla riconquista austriaca del Piccolo Mjezegnot, all’occupazione temporanea dello sperone Kuglic, all’allestimento di un osservatorio sul Riobianco e di un sistema radiotelegrafico tra il Mangart e le Cinque Punte di Raibl. Redasse saggi geografici e supervisionò la realizzazione di plastici per fini bellici. Dopo la battaglia di Caporetto, seguì fino a Feltre le colonne austriache in avanzata, acquartierandosi poi a Cesio Maggiore, addetto alla requisizione dei beni degli occupati. Nonostante l’ostracismo di alcuni ufficiali, chiese ed ottenne un secondo riconoscimento: la Croce di comandante dell’ordine di Francesco Giuseppe, che implicava la restituzione della decorazione precedente. Stanco e ormai inattivo, domandò l’esonero, concessogli nel luglio del 1918.
Dopo la guerra si ritirò dagli affari per dedicarsi completamente alla scrittura di memorie e al genere della «letteratura alpina». Nel 1941, al momento della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Yugoslavia, fu rinchiuso per un breve periodo nel carcere del Coroneo perché ritenuto sospetto. Morì di polmonite il 5 febbraio 1944.
L.G.M.