Judrio (fiume)

Judrio (fiume)

La fine dell’esperienza napoleonica segnò l’affermazione del dominio austriaco su tutta l’Italia nordorientale. Fu anche l’occasione per ridisegnare l’antico confine tra l’Impero asburgico e la Repubblica di Venezia, allora ridimensionato a linea di demarcazione amministrativa tra i possedimenti imperiali e il nuovo Lombardo-Veneto austriaco.
Facendo opera di razionalizzazione di una frontiera in precedenza tra le più frastagliate e irregolari, il nuovo confine assegnò alcune aree ex imperiali alla provincia di Udine e, rispettivamente, località tradizionalmente venete al controllo diretto imperiale. A nord, partendo da Pontebba il confine tagliava le Alpi Giulie arrivando fino alla cima del Matajur, e seguiva quindi per un lungo tratto verso sud-ovest la valle del fiume Judrio, da cui si discostava nei pressi di Medea, puntando a ovest verso Strassoldo e seguendo infine il corso del fiume Aussa fino al mare. Con la pace del 3 ottobre 1866, al termine della terza guerra d’indipendenza, questo stesso tracciato assunse nuovo significato e divenne il confine tra l’Impero d’Austria e il Regno d’Italia.
Da un punto di vista militare era un confine scarsamente difendibile, per l’una e l’altra parte. Per gli austriaci il vantaggio consisteva nell’avere alle spalle le Alpi e il Carso, aree sulle quali fu impostata infatti la strategia difensiva durante la guerra mondiale. Nella notte del 23-24 maggio 1915, l’esercito italiano passò ovunque il confine senza incontrare particolari difficoltà, ma dovette arrestarsi una volta giunto all’Isonzo, dove si trovò di fronte alla difesa organizzata degli austriaci.
Nel 1918, terminata la guerra, la linea della vecchia frontiera italo-austriaca fu ripresa ancora una volta e passò a segnare il confine amministrativo tra la provincia di Udine e la nuova provincia italiana di Gorizia.

A.G.

  • Bibliografia
    F. Cecotti, Il tempo dei confini. Atlante storico dell’Adriatico nord-orientale nel contesto europeo e mediterraneo. 1748-2008, IRSMLFVG, Trieste 2010.
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