La dichiarazione di guerra da parte di uno Stato, comporta sempre una restrizione dei diritti civili e politici dei cittadini, in primo luogo la restrizione delle libertà personali e collettive. La segretezza nella corrispondenza è abolita, la facoltà di movimento all’interno del proprio Stato è sottoposta ad autorizzazione e controlli, le associazioni culturali e politiche proibite, la stampa censurata e perfino bloccata per lunghi periodi la convocazione del Parlamento e di altre assemblee elettive.
Gli internamenti di civili rientrano tra le misure dello stato di guerra, con facoltà riconosciuta alle autorità militari di arrestare e allontanare dalle località di residenza quei civili che si ritengono di ostacolo all’attività dell’esercito, oppure siano ostili alla guerra in corso o politicamente sostenitori di stati nemici (ad esempio «irredentisti» italiani); l’internamento si basava essenzialmente su sospetti, senza la necessità di accertamenti fattuali, onde evitare ogni contestazione o ricorsi alla magistratura. Si trattava di un provvedimento ad personam, rivolto contro propri sudditi e, nel caso di occupazioni territoriali, anche contro sudditi di stati nemici.
L’assenza di normativa legislativa, se non quella dello stato di guerra, determina una larga discrezionalità degli internamenti da parte dei militari, a partire dallo Stato Maggiore, fino ai comandi minori presenti lungo il fronte, e da altri corpi, come i carabinieri; invece spettava al ministero degli Interni (e autorità civili dipendenti) indicare i luoghi di internamento, provvedere al trasferimento delle persone colpite dalla sanzione e alla loro sorveglianza.
In Austria l’internamento venne attuato nella forma di concentramento dei sospetti in alcune strutture come caserme, prigioni, castelli isolati, sotto costante vigilanza, ma anche in appositi campi di internamento come quello di Katzenau, dove furono indirizzati irredentisti trentini e sudditi di stati nemici (regnicoli, ma anche cittadini inglesi o francesi). In Italia l’internamento venne attuato attraverso la dispersione sul territorio, simile ad un confino in tantissime località indicate dal ministero degli Interni, in particolare in Sardegna, Sicilia e isole minori (Ustica, Ventotene).
Il numero complessivo degli internati è impossibile da stabilire; si può affermare che gli internati in Austria siano stati circa 1500 per motivi politici (principalmente irredentisti italiani) e circa 3000 regnicoli, mentre in Italia gli internati originari dai territori occupati dall’esercito furono circa 1500, su un totale di oltre 5000 persone.
F.C.