Le salme di Francesco Ferdinando e Sofia Chotek, composte e imbalsamate nel Konak di Sarajevo, a bordo dello yacht «Dalmat» raggiunsero le foci della Narenta. Issate sulla «Viribus Unitis», il loro ultimo viaggio proseguì per il porto di Trieste, raggiunto tra le 6.15 e le 6.45 della sera del 1° luglio; l’unità era scortata da altre quattro poderose corazzate, tutte realizzate nei cantieri del capoluogo del Litorale: la «Tegethoff», la «Zriny» e le sue gemelle «Erzherzog Franz Ferdinand» e «Radetzky», cui si accompagnavano lo yacht «Lacroma», l’incrociatore «Ammiraglio Spaun» e sei torpediniere d’alto mare. Quando la «Viribus Unitis» entrò in porto, le campane di tutte le chiese di Trieste suonarono a morto. I feretri, collocati nel quadrato di poppa parato a lutto, erano ricoperti da stendardi, bandiere e ghirlande. Intanto, il vestibolo della Stazione della Ferrovia Meridionale, l’attuale Stazione centrale cittadina, veniva parata a lutto e ornata di sempreverdi. Alle 6.30 del mattino del 2 luglio, erano già stati chiusi tutti gli sbocchi d’accesso al luogo della cerimonia, piazza Grande, dove guardie municipali e vigili prestavano servizio d’onore. Poco prima delle 7 cominciarono ad affluire le autorità ecclesiastiche e civili e varie personalità. Al suono di 18 colpi di cannone, issati su una maona, le bare raggiunsero la riva per essere issate su due catafalchi, mentre il vescovo di Trieste, monsignor Karlin, celebrava un breve rito. Dopo la benedizione delle salme, il corteo si mosse: preceduto da due plotoni di guardie a cavallo, alle 8.30 avanzavano le prime due compagnie di fanteria, seguite da «sei carri di corone a tiro a due con palafrenieri», come recitano le cronache dell’epoca, i crociferi e il clero; il vescovo è dietro a tutti, con mitria e piviale funebri; alla testa del corteo, un drappello di guardie di pubblica sicurezza a cavallo. È poi la volta del feretro di Sofia Chotek e quindi di quello dell’arciduca Francesco Ferdinando e immediatamente dietro le personalità del seguito. Quindi il Luogotenente Hohenlohe, il comandante della marina ammiraglio Haus, il podestà, gli ammiragli, i funzionari di tutti i dicasteri dello Stato delle quinta classe di rango in su, il presidente della Camera di commercio, le associazioni e le deputazioni. Infine, altre due compagnie di fanti e, a chiudere, un altro drappello di guardie a cavallo. Lasciata piazza Grande, il corteo procedette per il Corso, la via S. Antonio (oggi via Dante Alighieri), via e piazza della Caserma (l’attuale piazza Oberdan), via Carlo Ghega, via Benvenuto Cellini. Alle 9.15 il corteo raggiunse l’edificio della stazione della Ferrovia meridionale e si fermò: i feretri, trasportati a spalla da due squadre di sottoufficiali, furono deposti nel vagone-cappella del treno funebre. Impartita da monsignor Karlin l’ultima benedizione alle due salme, alle 9.50 il treno partì alla volta di Lubiana dove arrivò intorno a mezzogiorno. Una nuova sosta con una breve cerimonia avvenne a Graz, finché il convoglio raggiunse Vienna, dove per il giorno 3 erano previste le esequie ufficiali.
I funerali di Francesco Ferdinando e Sofia Chotek



