Gradisca d’Isonzo

Gradisca d’Isonzo

La parte settentrionale del Litorale austriaco, denominata Contea principesca di Gorizia e Gradisca, comprendeva una serie di distretti che si trovavano sul confine con il Regno d’Italia e sopportarono il primo assalto italiano nel maggio del 1915.
Dopo Gorizia, Gradisca era la città più importante della Contea sia dal punto di vista politico-amministrativo, che economico e demografico; nel 1910 contava 4420 abitanti (1658 entro la città murata e 2762 nei dieci sobborghi agricoli). La posizione geografica di Gradisca, posta sull’Isonzo (come Gorizia), determinò il destino della città fin dalla metà di maggio 1915, quando vennero allontanati i detenuti presenti nel carcere, posto nel castello tuttora esistente sulla sponda del fiume e si provvide a isolare la testa del ponte principale sulla strada per Sagrado, con una protezione di filo spinato. Le difese austriache si attestarono a nord del fiume, dove si elevavano le prime alture del Carso: In particolare, nella zona del bosco Cappuccio venne predisposta una grossa trincea difensiva e il 24 maggio furono distrutti il ponte di Sagrado e la passerella di Sdraussina, segno che l’esercito asburgico abbandonava la città all’occupazione italiana.
La popolazione non venne allontanata dagli austriaci, che ordinarono comunque la requisizione e l’accompagnamento nelle retrovie di tutti gli animali da traino (buoi, cavalli e altri) e lo spostamento dei dipendenti pubblici (postini, guardie carcerarie, impiegati, insegnanti) in altre località austriache; Abbazia furono collocati gli uffici del Capitanato distrettuale.
L’arrivo dell’esercito italiano fu immediato: già il 25 maggio le prime truppe entrarono in città, mentre la popolazione venne invitata ad allontanarsi (un ordine in tal senso non è stato finora trovato) e si diresse in gran parte verso Palmanova e Udine, per un destino da profughi fino al 1918-1919. Tra maggio e giugno l’esercito italiano prese possesso della città, allontanando i pochi abitanti ancora presenti e ingaggiando duri scontri con l’esercito austriaco per oltrepassare il fiume Isonzo. La città fu gravemente danneggiata dai bombardamenti austriaci provenienti dal monte San Michele e fino all’ottobre 1917 la periferia fu luogo di retrovia per le truppe italiane, con depositi di munizioni, ospedali da campo, un cimitero militare e attendamenti per i soldati provenienti dalle trincee.

F.C.

  • Bibliografia
    Archivio Parrocchiale di Gradisca, Memorie della Ven.da chiesa Parrocchiale dei SS. Apostoli Pietro e Paolo di Gradisca dall'anno 1830 fino all'anno 1930, Libro V. [Autore: Don Carlo Stacul]; M. Di Bert, Vicende storiche gradiscane, Edizioni Comune di Gradisca d'Isonzo Gradisca d'Isonzo 1982; F. Cecotti, D. Mattiussi, Gradisca 1914-1918. Storie di civili e di soldati, di profughi e di vinti, Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale «Leopoldo Gasparini», Gradisca d’Isonzo 2014.
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  • Crediti immagini
    Cartina di Franco Cecotti; Archivio fotografico Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione; Archivio Storico Dal Molin (Collezione Casato)

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