Figlio di Angelo, originario di Aiello del Friuli, e di Luigia Adelaide Jastremsky, nata a Stagno in Dalmazia da padre polacco e madre capodistriana, Giuseppe Bugatto nacque a Zara l’11 settembre 1873. Nel marzo del 1874 la famiglia si trasferì ad Arbe per motivi di lavoro del padre, ma dopo soli otto mesi, avendo contratto la malaria, si spostarono a Gradisca, dove il padre ottenne un impiego all’ufficio delle imposte. Giuseppe crebbe dunque a Gradisca; tra il 1883 e il 1891 frequentò il ginnasio tedesco a Gorizia, vivendo in città come convittore al Seminario Werdenbergico, e dal 1891 al 1895 la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Graz. Di famiglia modesta, fu costretto a chiedere un sussidio, che gli fu concesso dalla Dieta provinciale dalmata a patto che, terminati gli studi, rimanesse in Dalmazia per almeno sei anni. Perciò, il 14 settembre 1895 Bugatto iniziò il suo servizio come praticante di concetto alla luogotenenza di Zara, raggiunto nel 1897 dalla famiglia. Il 16 settembre 1902 fu chiamato a Vienna al ministero del Culto e dell’Istruzione dove fu impiegato ufficialmente dal 1° ottobre 1902 al 31 dicembre 1918: in realtà dal 1907, eletto al Consiglio dell’Impero, fu dispensato dal servizio per svolgere il mandato parlamentare. Il 1° giugno 1903 sposò a Zara Teresina de Benvenuti, che non gli diede figli.
Alle elezioni del 14 maggio 1907, le prime a suffragio universale, fu eletto deputato nelle file del Partito popolare per il collegio di Monfalcone–Cervignano, rieletto anche il 13 giugno 1911. Nel 1907 ottenne 5749 voti a fronte dei 1779 ricevuti dal candidato liberale e dei 669 del socialista; cinque anni più tardi prese 4273 voti, il liberale Pettarin 2901 e il socialista Tonet 1248. Bugatto fu anche deputato della Dieta provinciale della contea principesca di Gorizia e Gradisca nel 1909 e nel 1913.
Bugatto commentò assai negativamente la dichiarazione di guerra dell’Italia e si felicitò della disfatta di Caporetto. In qualità di segretario della Congregazione della Chiesa nazionale italiana a Vienna, promosse la costituzione del Comitato pro feriti, che aveva lo scopo di dare assistenza ai soldati austriaci di lingua italiana ricoverati nella capitale. Rassegnò le dimissioni il 9 novembre 1916 dopo la fusione con il Comitato profughi.
Dopo la proclamazione della Repubblica austriaca il 12 novembre 1918, Bugatto, per suo diretto interessamento, fu l’unico italiano a partecipare alla conferenza tenuta il 20 novembre tra i rappresentanti parlamentari dei gruppi nazionali della cessata Monarchia. Il 23 novembre fu proposto, insieme ai deputati Luigi Faidutti e Valentino Pittoni, come fiduciario degli interessi italiani. In tale veste, tenne da Vienna rapporti con le autorità italiane; il 15 giugno 1919 fu assunto in servizio provvisorio dal Segretariato generale per gli Affari Civili, a disposizione della Missione militare italiana a Vienna. Fu licenziato per motivi politici il 31 dicembre 1922. Fu così che nell’agosto 1923 l’ex deputato iniziò la collaborare con «L’Osservatore romano», che mantenne fino al giugno 1939. In Vaticano, alle dirette dipendenze di mons. Giuseppe Nogara, fu vicesegretario del Comitato centrale per l’Anno Santo 1925 dal gennaio 1924 al settembre 1926, e nel 1926 lavorò alla sezione storica e statistica della Cronistoria dell’Anno Santo 1925, pubblicata nel 1928. Dal 1° gennaio 1927 al 30 giugno 1939 fu segretario del Pontificio museo missionario etnologico del Laterano. Collaborò marginalmente alla politica diplomatica vaticana.
Il 10 luglio 1939, pensionato, tornò a Zara. Nella notte tra il 31 dicembre 1943 e il 1° gennaio 1944 la sua casa fu completamente distrutta da un bombardamento. Il 18 gennaio giunse perciò profugo a Grado, dove prese contatti con la Democrazia cristiana clandestina, della cui sezione comunale, dopo la Liberazione, fu nominato presidente onorario; le autorità del Governo militare alleato lo nominarono delegato di Grado al Consiglio di Zona, di cui fece parte fino all’entrata in vigore del trattato del 10 febbraio 1947.
Morì a Grado il 24 febbraio 1948.
A.D.