Giulio Caprin (Trieste, 22 marzo 1880 – Firenze 17 agosto 1958), giornalista, saggista e scrittore. Con la famiglia si trasferì in Toscana, rimase orfano di padre e continuò gli studi con notevoli difficoltà; grazie ad una borsa di studio frequentò la facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, laureandosi nel 1901. Si avvicinò al giornalismo già da giovanissimo, collaborando con fogli e piccole riviste, attività che curò accanto all’insegnamento, prima nel ginnasio del Collegio Cicognini di Prato e successivamente nell’Istituto tecnico «Galilei» di Firenze. Iniziò a scrivere per il «Marzocco», l’«Illustrazione Italiana» e «Il Piccolo». Nella seconda metà del primo decennio del XX secolo, dette alle stampe vari lavori: teatrali, racconti, lavori divulgativi e una guida storica-artistica dedicata a Trieste (1906), edita dall’Istituto italiano d’arti grafiche di Bergamo nella serie «Italia artistica», diretta da Corrado Ricci.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale sostenne le ragioni dell’entrata in guerra dell’Italia, anzitutto per strappare le terre «irredente» all’Austria-Ungheria e dette alle stampe alcuni volumi e opuscoli. Nel 1914 pubblicò a Firenze L’ora di Trieste con i capitoli La Venezia Giulia nella Unità della storia italiana; Trieste; La provincia di Trieste; Germania, Austria, Slavia: il problema adriatico; L’ora di Trieste. L’anno seguente uscì la seconda edizione, con l’aggiunta della postilla Primavera 1915. Sempre nel 1915, nella collana «Problemi italiani», Caprin si soffermò su Trieste e l’Italia, mentre nella collana «Quaderni della Guerra» dei fratelli Treves, editori di Milano, pubblicò Paesaggi e spiriti di confine. Durante le ostilità partecipò alle operazioni lungo il medio corso dell’Isonzo. Nel 1917, invece, fu redattore del bimensile «Chroniques italiannes» di Ginevra. Dopo la disfatta di Caporetto giunse a Berna, chiamato da Giuseppe Antonio Borgese che era a capo di un ufficio di stampa italiano, la cui attività era diretta soprattutto alla popolazione italiana nella Duplice monarchia. Nella capitale elvetica ebbe mansioni di vicedirettore; alla fine della guerra i due presentarono le dimissioni in quanto dissentivano sulle modalità della pace. Nel 1919, grazie a Borgese, entrò al «Corriere della Sera» dove fece una brillante carriera, sebbene il venir meno della libertà di stampa in epoca fascista gli avesse procurato parecchi problemi (fu tra i firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce). Fu redattore responsabile della politica estera, inviato speciale e corrispondente da Zurigo, Vienna, Berlino, Londra, Ginevra (Società delle Nazioni), Parigi. Dal 1937 curò la pagina culturale del giornale. Nell’immediato primo dopoguerra (1921) pubblicò il Sommario storico della guerra universale (1914-1918), mentre nel 1938 uscì La Grande Guerra 1914-1918. Sommario storico.