Giani Stuparich

Giani Stuparich

Giani Stuparich (Trieste 1891- Roma 1961), allievo del Liceo ginnasio comunale, uno dei maggiori centri dell’educazione in chiave di patriottismo italiano del Litorale, si iscrisse all’Università di Praga per laurearsi poi a Firenze con una tesi su Machiavelli in Germania. Amico di Scipio Slataper, frequentò a Firenze l’ambiente della rivista «La Voce», cui collaborò proponendosi come uno dei più brillanti giovani intellettuali di quel circolo e distinguendosi per l’attenzione verso il mondo slavo. Dopo lo scoppio della guerra, che lo sorprese in Toscana, partecipò al movimento a favore dell’entrata in guerra dell’Italia, distinguendo tuttavia la sua posizione da quelle dell’irredentismo nazionalista, e giustificando il suo interventismo non solo con la possibilità, che sembrava verosimile, di una Trieste italiana ma anche con la necessità di far fronte alla minaccia portata all’Europa dal pangermanesimo. Cittadino austroitaliano, volontario irredento, si arruolò insieme al fratello Carlo e a Scipio Slataper a Roma, nelle file del 1° reggimento granatieri di Sardegna; con questo reparto, come soldato semplice, partecipò dal giugno 1915 alle prime due battaglie dell’Isonzo nel Monfalconese. Conferitogli il grado di sottotenente, dopo la frequenza di un corso accelerato tenuto al fronte, fu assegnato alla Milizia territoriale e quindi nuovamente al 1° granatieri, che ritrovò nel febbraio 1916 nel settore di Oslavia, San Floriano, Lenzuolo Bianco dove le perdite erano elevatissime e le condizioni di vita assai dure, per il clima e la morfologia del terreno. Allo scoppio della cosiddetta Strafexpedition, nel maggio di quell’anno, i granatieri furono inviati sull’altipiano di Asiago per fronteggiare il dilagare delle armate austroungariche, prossime a rompere le linee italiane e a dilagare nella pianura veneta. La brigata Granatieri fu dispiegata tra Canove e Punta Corbin; attestato con la sua compagnia sulle pendici di monte Belmonte, nel settore del Cengio, il 31 maggio Giani Stuparich si rese protagonista di un’azione disperata che gli sarebbe valsa la medaglia d’oro al valor militare ma anche ventotto durissimi mesi di prigionia, durante i quali rischiò più volte di essere riconosciuto. Al ritorno dalla guerra, si dedicò alla memoria del fratello Carlo e dell’amico Slataper, entrambi scomparsi in guerra, nonché alla letteratura in cui si distinse come fine autore di racconti, affermandosi come uno dei maggiori rappresentanti della «letteratura triestina». Sulla guerra, vanno ricordati i Colloqui con mio fratello (1925), il diario Guerra del ’15. Dal taccuino di un volontario (1931) e il romanzo Ritorneranno (1941).

  • Bibliografia
    R. Bertacchini: Giani Stuparich, La Nuova Italia, Firenze 1974 (2a); S. Arosio, Carlo Stuparich: ansia di «abbracciare tutto l’universo» in Scrittori di frontiera. Scipio Slataper, Giani e Carlo Stuparich, Ed. Angelo Guerini e Associati, Milano 1996; F. Todero, Carlo e Giani Stuparich. Itinerari della Grande guerra sulle racce di due volontari triestini, LINT, Trieste 1997; Idem, Pagine della Grande guerra. Scrittori in grigioverde, Mursia, Milano 1999.
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  • Crediti immagine
    Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte, Trieste
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