Geomorfologia del fronte dell’Isonzo

Geomorfologia del fronte dell’Isonzo

Tra la fine di maggio e gli inizi di giugno del 1915, con la iniziale, breve avanzata oltre il confine del 1866, le truppe italiane raggiunsero il fiume Isonzo, e in alcuni punti lo superarono. La spinta offensiva fu fermata dalle difese austriache sulla linea montuosa delle Alpi Giulie e, più a sud, sui due altipiani della Bainsizza e del Carso, o «Carsia Giulia» come quest’ultimo allora veniva denominato. L’orografia della zona confinaria, per gli italiani più che sfavorevole, era una conseguenza della demarcazione della frontiera politica e militare avvenuta con la pace di Vienna, al termine della Terza guerra d’indipendenza. Il corso dell’Isonzo (Soča, in sloveno), che scorreva interamente in territorio asburgico, nelle sue linee generali affiancava a distanza, quasi in parallelo, la linea della frontiera orientale con l’Italia, accompagnando tanto il saliente austriaco verso l’Italia e quello italiano verso l’Impero, posti a nord, quanto, ma più da lontano, il tratto della frontiera che digradava in pianura sino a Porto Buso. L’orografia e l’idrografia del fronte dell’Isonzo si presentano, per linee generali, con il seguente andamento. Nell’alto e medio corso del fiume l’alveo segue un percorso in gran parte accidentato: infatti da Plezzo (Bovec) sin quasi sopra Gorizia l’Isonzo è circondato da rilievi scoscesi e aspri; essi trovano la maggiore prominenza nella cima del Monte Nero (Krn; 2.245 metri). Il fiume procede infossato tra gole e strettoie, ad esclusione delle conche di Plezzo, Caporetto (Kobarid) e Tolmino (Tolmin): furono obiettivi importanti dell’offensiva italiana; specificamente, davanti a Tolmino gli austriaci formarono una testa di ponte sulla riva destra dell’Isonzo contro cui si infransero ripetuti attacchi italiani nel 1915 e nel 1917. Proseguendo verso sud, alla sinistra dell’Isonzo si eleva l’altopiano della Bainsizza (Banjška planota), limitrofo a sud-est con la Selva di Tarnova (Trnovski Gozd). L’acrocoro è delimitato a nord dal fiume Idria (Idrijca), ad oriente dal vallone di Chiapovano (Čepovanska Dolina). È un tavolato calcareo, ricco di fratture e depressioni, all’epoca brullo e riarso. Dal lato dell’Isonzo, i monti Kuk, Vodice, Santo (Sveta Gora) e il gruppo Jelenik-Kobilek chiudono l’altopiano. Furono i cardini della resistenza austro-ungarica sul fronte del medio Isonzo. Dalla stretta di Salcano (Solkan), poco sopra Gorizia, l’Isonzo si immette in una zona pianeggiante, segue per un tratto la linea del contrafforte carsico e poi, discostandosene, sfocia nell’Adriatico, propriamente nel Golfo di Trieste. Nell’ultimo tratto del suo corso il fiume mostra un scorrimento lento e regolare.
Per ciò che concerne l’orografia della zona del basso Isonzo, a Gorizia la corona di alture attorno alla città (a nord il monte Sabotino e più ad occidente le colline di Oslavia, di Piuma e del Podgora) consentiva agli imperiali di mantenere un’altra testa di ponte sulla destra dell’Isonzo e di difendere la città. Sul versante opposto, a nord-est, il San Gabriele (Škabrijel), il San Daniele (Štanjel) e San Marco (Markov hrib) chiudevano la città con poderose fortificazioni. A sud di Gorizia, ormai ai piedi delle Alpi Giulie, si schiude l’altopiano calcareo del Carso. Nella parte interessata agli scontri tra italiani e austro-ungarici, ovvero quella goriziana e monfalconese, il plateau assume la forma approssimativa di un parallelogramma. Il lato occidentale, nell’avvicinarsi al mare, è fissato ad alcune alture che controllano l’Isonzo e la pianura: il monte San Michele, che completava a sud la difesa di Gorizia, il monte Sei Busi, il Cosich e, più arretrato, il Debeli. Il lato meridionale è chiuso dal Golfo di Panzano, quello orientale è delimitato da un segmento che dall’Hermada giunge grosso modo al Dosso Faiti (Fajtji hrib), mentre quello settentrionale è segnato dal fiume Vipacco (Vipava), che confluisce trasversalmente nell’Isonzo, e dal bordo montuoso del Nad Logem, del Veliki Hribak, del Volkovnjak. La vallata percorsa dal Vipacco costituiva, nei piani strategici di Cadorna, uno dei principali punti di rottura dello schieramento imperiale e di penetrazione verso Trieste e Lubiana. Infine, ad est del gruppo di monti che gravitano sulla pianura isontina è il Vallone, un solco carsico che attraversa l’altopiano in senso verticale. Conclusivamente, nella guerra difensiva condotta dagli austro-ungarici, il controllo delle posizioni dominanti sul fiume Isonzo e degli altipiani rappresentò un vantaggio tattico rilevante, anche se nel prosieguo della guerra il fiume fu superato quasi ovunque e tanto nella zona della bassa pianura quanto degli altopiani il fronte si discostò notevolmente dal suo corso.

A.V.

  • Bibliografia
    E. Barbarich, La fisionomia geografica e militare dell’Isonzo, Udine 1929; P. Albrecht, Il fiume Isonzo. Descrizione fisica del Bacino dell’Isonzo e dei suoi affluenti, in «Il Territorio», n. 23, 1988; n. 24, 1988; A. Visintin, Territorio e guerra, www.grandeguerra.ccm.it.
  • Categories
    ,
  • Condividi
  • Crediti immagini
    Archivio Erica Mastrociani - Fabio Todero; Archivio Fabio Todero; Fototeca Consorzio Culturale del Monfalconese

Related Items