Francesco Salata

Francesco Salata

Francesco Salata (Ossero, 17 settembre 1876 – Roma, 10 marzo 1944), giornalista, redattore, storico, politico e diplomatico. Terminato il liceo a Capodistria, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Vienna. Collaborò con alcui giornali istriani, all’«Istria» di Parenzo, diretta da Marco Tamaro, e al «Popolo istriano» di Pola; Teodoro Mayer lo prese con sé a  «Il Piccolo», dove iniziò ad occuparsi di argomenti politici e si distinse per l’impegno e la competenza delle argomentazioni proposte. Vi rimase fino al 1909, quindi fu eletto deputato alla Dieta provinciale dell’Istria; anche in quella sede si batté alacremente per i diritti degli italiani, in un momento di forti contrasti politico-nazionali. Salata fu anche un puntuale studioso di storia,  che proponeva le sue ricostruzioni sulla scorta di un’ampia documentazione d’archivio. I suoi lavori, ad esempio i saggi sulla liturgia slava o su Francesco Patrizio della fine del XIX secolo, furono pubblicati sugli «Atti e Memorie della Società istriana di archeolgia e storia patria» di Parenzo. Nel periodo tra le due guerre mondiali, Salata dedicò il suo tempo e le sue energie alle ricerche e dette alle stampe contributi imprescindibile, specie per la storia del Risorgimento. Tra i lavori di maggiore spessore ricordiamo: Guglielmo Oberdan secondo gli atti segreti del processo, carteggi diplomatici e altri documenti inediti (1924), Per la storia diplomatica della questione romana. Da Cavour alla Triplice Alleanza (1929), Carlo Alberto inedito. Il diario autografo del Re. Lettere intime ed altri scritti inediti (1931), Lettere di Carlo Alberto a Federico Truchsess, assieme a Nicolò Rodolico (1937), I costituti di Federico Confalonieri (1940-1941, tre volumi, il quarto ed ultimo fu curato da Achille Giussani nel 1956); i suoi contributi furono ospitati anche dalla «Nuova Antologia» e dalla «Rassegna storica del Risorgimento». Dal 1904 era inoltre redattore del foglio «Vita autonoma», da lui promosso e dato alle stampe per quasi un decennio (terminò nel 1913). Nel gennaio del 1915 abbandonò l’Istria e giunse a Roma per lavorare da vicino con gli ambienti favorevoli all’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria. Nella capitale, oltre a trovare gli esponenti più in vista dell’irredentismo adriatico e trentino, ebbe contatti frequenti con Antonio Salandra e Sidney Sonnino. Sempre nel 1915 uscì presso i Fratelli Bocca Editori il voluminoso tomo Il diritto d’Italia su Trieste e l’Istria. Documenti. L’edizione, uscita anonima, frutto della collaborazione di numerose persone, ma curata e preparata per la stampa da Salata stesso, è un florilegio di fonti di varia natura del periodo compreso tra il 1797 e il 1882. Nella prefazione si legge: «Al popolo italiano e, fuori della Patria, ad amici e ad avversari di quello che è diritto e dovere d’Italia alla integrazione della sua unità nazionale e del suo dominio adriatico, la Venezia Giulia offre in questo volume quasi un codice diplomatico della sua causa suprema». Allo scoppio delle ostilità passò al Comando supremo dell’esercito e divenne addetto al segretariato generale per gli Affari Civili. All’indomani dell’armistizio del novembre del 1918 fu nominato prefetto del Regno, partecipò pure ai lavori della delegazione italiana alla Conferenza della pace, mentre nel luglio del 1919 fu posto a capo dell’Ufficio centrale per le nuove province, istituito presso la presidenza del Consiglio, con il compito di seguire e risolvere i complessi problemi nei territori di recente acquisizione che sarebbero stati annessi.

  • Bibliografia
    G. Stefani, Francesco Salata, in «Pagine Istriane», s. III, a. I, n. 4, Trieste 1950, pp. 274-280; L. Riccardi, Francesco Salata tra storia, politica e diplomazia, Del Bianco, Udine 2001; Il diritto d’Italia su Trieste e l’Istria. Documenti, Bocca, Milano-Torino-Roma 1915.
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  • Crediti immagine
    F. Salata, Guglielmo Oberdan. Secondo gli atti segreti del processo carteggi diplomatici e altri documenti inediti, Zanichelli, Bologna 1924
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