Felice Bennati (Pirano, 26 maggio 1856 – Capodistria, 3 marzo 1924), avvocato, politico, irredentista e senatore del Regno. Rimasto orfano fu accolto dal fratello, mons. Giovanni; frequentò il Liceo di Capodistria e proseguì gli studi alla facoltà di Filosofia dell’Università di Vienna, che nel 1878 dovette interrompere a seguito dell’arresto, assieme a Luigi Quarantotto, per aver affisso dei manifesti d’intonazione irredentistica sui muri del Pio istituto Grisoni a Capodistria. Il processo, tenutosi a Lubiana, si concluse con l’assoluzione; i due giovani rimasero in carcere per sei mesi. Al termine di questa vicenda s’iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Graz; ben presto entrò nel Circolo accademico di cui fu eletto presidente; costituito da studenti italiani, il Circolo era una fucina di patriottismo e vi si professava l’idea separatista. Rientrato a Capodistria, fu accolto nello studio legale di Pier Antonio Gambini, che grazie a quella collaborazione curava il bimensile «Patria» (1884-1886). La sua attività fu indirizzata anzitutto alla difesa politico-nazionale, contrastando il movimento nazionale sloveno e croato nella provincia. Fu particolarmente attivo in vari settori: fondò la Società canottieri Libertas, assunse la presidenza della Filarmonica, divenne socio della Pro Patria e successivamente della Lega Nazionale (fu eletto anche membro del Consiglio direttivo centrale). Consigliere comunale, fu attivo in seno alla Società politica istriana, costituita a Pisino nel 1884; dopo Giuseppe Bubba, la presidenza fu ricoperta da Bennati, ormai riconosciuto capo del movimento nazionale italiano in Istria. Si adoperò a favore della componente rurale italiana, nacquero le Casse rurali e parallelamente, a Parenzo, sorse una scuola agraria. Nel 1895 fu eletto deputato della Dieta provinciale dell’Istria e fu rieletto nel 1901, 1908, 1914. Nel 1901 fu eletto deputato nel Parlamento di Vienna, carica che ricoperse sino al 1907. Nel settembre del 1914 assieme a Camillo Ara, membro del consiglio comunale di Trieste, incontrò a Roma il presidente del Consiglio, Antonio Salandra, auspicando un intervento militare italiano contro la Duplice monarchia. Nel febbraio del 1915 riparò a Venezia e si dedicò all’opera di assistenza verso i fuoriusciti delle terre irredente, ormai sempre più numerosi. Sul finire del conflitto si ritirò a Firenze presso degli amici e dette alle stampe un opuscolo anonimo intitolato L’Istria e il diritto d’Italia. Al termine del conflitto fu nominato senatore del Regno.