Cervignano

Cervignano

Il borgo della Bassa era, agli inizi del Novecento, uno dei più importanti centri del Friuli austriaco. Il Cervignanese faceva parte della Contea di Gorizia e costituiva l’estremo lembo occidentale dell’Impero asburgico. Il confine del 1866 con l’Italia passava infatti poco distante, tanto che alla stazione di Cervignano, sulla linea direttissima Trieste-Venezia, avevano luogo le operazioni di dogana per i viaggiatori transfrontalieri. Prima della guerra, Cervignano era abitata da oltre 3000 abitanti (Censimento 1910). Sulla località gravitavano le attività agricole del territorio, caratterizzate dalla presenza della grande proprietà, e manifatturiere, indirizzate principalmente al settore tessile (Aiello), o artigianali. Nella struttura dell’amministrazione governativa austriaca, Cervignano era sede di un Distretto giudiziario (Gerichtsbezirk); la cittadina appartenne prima al Distretto politico di Gradisca, poi dal 1910 a quello di Monfalcone. Politicamente il centro era orientato in senso liberal-nazionale, come attestarono le elezioni del periodo prebellico, in un Friuli orientale perlopiù controllato dal Partito cattolico popolare friulano, in reputazione di lealismo asburgico. Numerosi erano i sodalizi e le associazioni che portavano avanti idee di patriottismo italiano e d’irredentismo, talvolta coniugati con la friulanità della «piccola patria». A partire dal 20 maggio 1915 a Cervignano le autorità austriache misero in atto provvedimenti che già preludevano all’avvio di un conflitto: evacuazione dei funzionari, internamento di elementi filoitaliani e di sudditi del Regno d’Italia, apprestamento di difese provvisorie, ammassamento sul Carso goriziano e triestino di carri e animali.
Nel mattino del 24 maggio, a poche ore dall’inizio ufficiale delle ostilità, un reparto di bersaglieri entrò nella cittadina. Cervignano divenne rapidamente centro di concentramento e smistamento di mezzi, artiglieria e carriaggi per le operazioni militari successive, connotate come «primo sbalzo offensivo»; poi di ospedali da campo, ben quattro, e di tutte le strutture collegate ad una stabile retrovia. La popolazione del Cervignanese accolse gli italiani in maniera disuguale: con manifestazioni di entusiasmo, la parte borghese cittadina e il ceto colto; con freddezza e indifferenza la componente popolare e contadina, cui corrispose l’atteggiamento diffidente e nervoso delle autorità militari, allertate da pregiudizi e notizie incontrollate. Una dozzina di sacerdoti del territorio venne internata, e con loro altri soggetti «austriacanti». Nel tempo, il rigore iniziale dell’occupazione lasciò il posto all’atteggiamento più conciliativo dei comandi, ora propensi a favorire una propaganda annessionista e cauti rapporti di fraternizzazione fra civili e militari, peraltro creatisi spontaneamente. Nell’ambito amministrativo, a Cervignano fu insediato il commissario civile del Distretto di Monfalcone (la città isontina era sotto i bombardamenti), nella figura di Francesco Crispo Moncada. Commissario cittadino, con funzioni di prosindaco, fu nominato Giuseppe Malacrea, esponente liberal-nazionale del luogo. Nella Villa Bresciani, invece, si stabilì il comandante della III armata, il principe Emanuele Filiberto di Savoia, duca d’Aosta. Cervignano divenne dunque una «piccola capitale» della guerra. Anche Gabriele D’Annunzio, con l’autonomia di movimento e azione concessa all’icona della guerra italiana, risiedette in centro a Cervignano. Dato il ruolo militare assunto dalla cittadina, sede di comandi e di servizi, di magazzini, di un importante scalo ferroviario e altre infrastrutture, la località fu obiettivo di bombardamenti aerei, il primo nel luglio 1915, e dei grossi calibri austriaci situati sul Carso. Vi furono vittime civili; il solo cannoneggiamento del 16 maggio 1917 procurò 16 morti e molti feriti. La popolazione del territorio comunque non fu sgomberata. La rottura del fronte di Caporetto portò le truppe italiane a lasciare la cittadina, a partire dal 27 ottobre, con l’abbandono nei magazzini e nei parchi d’artiglieria di un’enorme quantità di materiali. Molti cittadini, al seguito delle truppe, trovarono riparo all’interno del Regno. I reparti austro-ungarici entrarono in città il giorno 29, senza incontrare resistenza. Le truppe italiane ritornarono infine a Cervignano il 4 novembre 1918, poco prima dell’entrata in vigore dell’armistizio.

A.V.

  • Bibliografia
    G. Fornasir, Storia di Cervignano, AGRAF, Udine 1981; P. Malni, Vivere la Grande Guerra. Militari e popolazioni dell’Isontino durante la Grande Guerra, in «Il Territorio», n. 18, 1986; Soldati e popolazioni del Friuli austriaco nella grande guerra: Romans, a c. di L. Fabi, Edizioni della Laguna, Monfalcone 1991; S. Milocco, G. Milocco, «Fratelli d’Italia». Gli internamenti degli italiani nelle «Terre Liberate» durante la Grande Guerra, Gaspari, Udine 2002.
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  • Crediti immagini
    Archivio Istituto regionale per la storia del moviment di liberazione nel Friuli Venezia Giulia; Archivio Storico Dal Molin (Collezione Minto)

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