Camillo Ara

Camillo Ara

Camillo Ara (Trieste, 17 gennaio 1876 – Roma, 9 settembre 1944), irredentista, politico e volontario di guerra. Si laureò in giurisprudenza a Vienna nel 1897. Fu politicamente attivo nella città natale dove, nel 1898, dette vita all’associazione irredentistica Lega dei giovani, che ebbe vita breve perché sciolta dalla polizia già l’anno successivo. Nel 1895 volle uscire dalla comunità ebraica, come fecero anche altri esponenti liberal-nazionali. Dopo la sconfitta elettorale del partito capeggiato da Felice Venezian, nel 1901 Ara fu chiamato a risollevare le sue sorti, in un momento di crisi protrattosi con l’introduzione del suffragio universale maschile, che si riflesse negativamente nella tornata elettorale del 1907. Alla morte di Venezian, nel 1908 gli successe alla guida del partito che volle immediatamente impostare su basi nuove, coinvolgendo collaboratori validi e motivati, con il fine di riconquistare le masse operaie. Mario Alberti lo definì un avvocato con la dialettica sottile e con la natura del diplomatico d’affari. Attraverso Teodoro Mayer ebbe contatti significativi con il governo italiano, con la massoneria e con la Dante Alighieri. La nuova condotta dette i frutti auspicati, specie nelle elezioni amministrative del 1909 e del 1913, come pure in quelle politiche del 1911. Nel 1909 fu eletto nel consiglio comunale ed ebbe un ruolo di primo piano nla commissione scolastica. Allo scoppio del primo conflitto mondiale fece molti viaggi in Italia per favorire l’emigrazione degli irredentisti adriatici; entrò nelle file della Trento e Trieste, che caldeggiava l’entrata in guerra del Regno. Nei primi mesi del 1915 lasciò il capoluogo giuliano per trasferirsi a Roma e qui assieme a Mayer divenne uno dei principali collaboratori di Giovanni Giurati, presidente della Trento e Trieste, che coordinava da Venezia. Dopo il colloquio di Mayer con Sonnino, nel marzo del 1915, Ara, in collaborazione con Francesco Salata che intervenne in vari punti, redasse il memoriale storico-politico intitolato I confini naturali d’Italia, in cui emergeva la stretta relazione tra il diritto storico e l’importanza strategica delle terre «irredente». Con l’entrata in guerra del Regno, Ara si arruolò come volontario; fu destinato all’ufficio Affari Civili aggregato al Comando supremo, il cui compito era di curare i progetti e le riforme per le terre che sarebbero state incluse nello stato italiano. Il 3 novembre 1918 entrò a Trieste al seguito del regio esercito.

  • Bibliografia
    M. Alberti, L’irredentismo senza romanticismi, Cavalleri editore, Como 1936; M. Migliucci, Ara, Camillo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 3, Istituto per l’Enciclopedia Italiana, Roma 1961, pp. 679-680; R. Monteleone, La politica dei fuoriusciti irredenti nella Guerra Mondiale, Del Bianco, Udine 1972; L. Riccardi, Francesco Salata tra storia, politica e diplomazia, Del Bianco, Udine 2001.
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