Brigata Granatieri di Sardegna
La presenza della brigata Granatieri di Sardegna, una delle unità d’élite del regio esercito, sul fronte carsico è indissolubilmente legata a una data, quella del 9 giugno 1915: sotto il comando del generale Luigi Pirzio Biroli, inquadrata nella 13° divisione della III armata, la brigata entrò infatti a Monfalcone. Nei mesi successivi, i granatieri sarebbero stati mandati all’assalto del primo ciglione carsico nel settore compreso tra Cave di Selz e il mare durante le prime quattro battaglie dell’Isonzo, lasciando sul terreno 2929 uomini tra morti, feriti e dispersi.
Nell’ottobre di quell’anno, la brigata fu trasferita nel settore San Floriano, Oslavia, Lenzuolo Bianco, al comando del colonnello Giuseppe Pennella; qui, oltre alla precarietà delle posizioni dovuta alla morfologia del terreno e alle condizioni meteorologiche particolarmente ostili, l’unità dovette affrontare nuove durissime prove, tra le quali un’azione dimostrativa durante la quinta battaglia dell’Isonzo che le costarono ulteriori perdite, con 359 morti.
Spostata sull’Altipiano di Asiago, dove si distinse nella difesa di monte Cengio, la brigata fu nuovamente inoltrata sul fronte carsico, per partecipare alla sesta battaglia dell’Isonzo, distinguendosi in particolare sul monte San Michele. Fu poi sul Nad Logem, sul Veliki Hribak e ancora sull’Hudi Log.
Disolocati a Fiume dopo la fine delle operazioni, ebbero parte nell’impresa fiumana di D’Annunzio. Nelle file dei granatieri si distinsero vari volontari irredenti quali Carlo e Giani Stuparich, Scipio Slataper, Guido Favetti, Giorgio Reiss Romoli, Alfredo Pogotscnhigg, ma anche personalità della cultura italiana come Ottone Rosai, che ci ha lasciato pagine indimenticabili sul settore di Oslavia (Il libro di un teppista, 1919).
F.T.