Marin Biagio

Marin Biagio

Biagio Marin nacque a Grado il 29 giugno 1891. Rimasto orfano di madre a cinque anni, venne allevato dalla nonna, proprietaria dell’osteria «Alle tre corone». Dopo i primi anni alla scuola elementare di Grado si trasferì a Gorizia, dove in seguito frequentò il ginnasio tedesco, abitando prima al collegio «San Luigi» dei salesiani e poi presso una famiglia. Nella città isontina frequentò il Circolo di cultura, abbracciandone le idee mazziniane. Bocciato in quinta ginnasio, decise di continuare gli studi al ginnasio di Pisino. Ottenne la maturità nel 1909 e nello stesso anno fu, con altri sette, tra i fondatori della società canottiera «Ausonia» di Grado, d’ispirazione mazziniana.
S’iscrisse dunque alla facoltà di Filosofia dell’Università di Vienna, trasferendosi nel 1911 a Firenze dove, grazie a Giani Stuparich, conobbe e divenne amico di Scipio Slataper, che lo introdusse alla redazione de «La Voce». A Firenze conobbe anche la futura moglie Pina Marini, sposata nel 1915 con rito civile a Pescia. Nel 1912 pubblicò a Gorizia, nella tipografia dell’amico Nino Paternolli, la prima raccolta di versi, Fiuri de tapo.
Lo scoppio della guerra lo sorprese in Toscana, dov’era tornato alla fine del maggio 1914 da Vienna. Costretto a interrompere gli studi, poté laurearsi soltanto nel 1918 a Roma, discutendo la tesi con Bernardino Varisco e seguendo i corsi di Giovanni Gentile, dal quale rimase affascinato. Richiamato alle armi, fu arruolato nel 47° reggimento fanteria di stanza a Maribor. Ammalatosi di broncopolmonite, venne trasferito a Graz e, ottenuta una licenza, sconfinò clandestinamente in località Ialmicco. Portatosi a Firenze, dopo la nascita della prima figlia il 1° ottobre 1915 contrasse la tubercolosi e trascorse perciò nove mesi nel sanatorio svizzero di Clavadel. In seguito alla rotta di Caporetto, si arruolò volontario nell’esercito italiano assumendo come nome di battaglia quello di sua nonna, Maran. Frequentò a Caserta la scuola per allievi ufficiali e fu dunque inviato con la Terza armata sul Brenta. Caduto nuovamente malato, trascorse la guerra ricoverato prima a Verona, poi a Gardone Riviera, per essere infine rimandato a casa: nel 1918 perciò si laureò e nel 1919 poté tornare a Gorizia come insegnante all’istituto magistrale femminile fino al 1921 quando, poiché privo dell’abilitazione, ma anche e soprattutto a causa dei suoi metodi pedagogici anticonvenzionali liberamente ispirati all’idealismo e delle sue idee repubblicane, venne rimosso dall’incarico. Grazie ai buoni uffici di Giuseppe Lombardo-Radice, ottenne la nomina a ispettore scolastico distrettuale di Gradisca. Nel 1922 uscì, anche questa volta stampata da Paternolli, la seconda raccolta di poesie La girlanda de gno suore.
Nel 1923 aderì al PNF (da cui fu espulso nel 1929, dopo essere stato segretario comunale) e divenne direttore dell’Azienda dei bagni di Grado, fino al 1937, allorché fu licenziato per attività antifascista. Dopo una breve parentesi a Milano, dove lavorò per il Touring club, nel 1938 si trasferì a Trieste, dove dapprima riprese l’insegnamento e poi prese impiego come bibliotecario alle Assicurazioni Generali. Si affermò come poeta nel secondo dopoguerra, dopo che nel 1965 vinse il Premio Bagutta. Morì a Grado il 24 dicembre 1985.
Le sue idee politiche sono state in continua evoluzione: mazziniano, poi fascista, quindi militante, anche in tempo di clandestinità e fino al 1955, nel PLI; nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale e dopo il 1962 si avvicinò per breve tempo al PSI.

A.D.

  • Bibliografia
    E. Serra, Biagio Marin, Studio Tesi, Pordenone 1992; A. De Simone, L’isola Marin. Biografia di un poeta, Liviana, Torino 1992; B. Marin, Scritti goriziani 1920-1923, a c. di P. Camuffo, Serra Editore, Pisa-Roma 2012.
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