Attilio Tamaro

Attilio Tamaro

Attilio Tamaro (Trieste, 13 luglio 1884 – Roma, 20 febbraio 1956), giornalista, pubblicista, saggista, irredentista. Frequentò il Liceo ginnasio comunale, nel 1906 continuò gli studi di storia dell’arte nelle università di Vienna, Innsbruck e Graz, dove nel 1906 si laureò con una tesi sulle terrecotte tarentine conservate nel Museo civico di Trieste. Da fervente patriota, nel 1904 fu coinvolto nei disordini di Innsbruck e fu ferito. A Parenzo fu assunto come bibliotecario e archivista della Giunta provinciale dell’Istria (1906-1907);  a Trieste, invece, entrò nella redazione de «L’Indipendente» – la sua collaborazione risaliva al 1904 – e dopo tre anni passò a «Il Piccolo», occupandosi prevalentemente di problemi politici e storici. Al contempo divenne segretario dell’Università Popolare (1910-1914). Allo scoppio del conflitto mondiale, nel settembre del 1914, varcò il confine grazie ad un passaporto falso. Nel Regno s’inserì nella vivace realtà romana e si impegnò con veemenza a sostenere la posizione interventista. Già nell’aprile del 1914 aveva incontrato il primo ministro Salandra, presentandogli la realtà di Trieste. Nel dicembre dello stesso anno, in seguito alle dichiarazioni del governo sulla posizione dell’Italia di fronte al conflitto, Tamaro assieme a Diomede Benco e Bruno Ferluga, firmò un appello presentato ai deputati in concomitanza con la riapertura della Camera in cui così li esortava: «Dateci la patria e la libertà: riscattateci dal dominio straniero, fate che le nostre lotte, le nostre sofferenze non siano state vane, deliberate e compite l’unità e l’indipendenza d’Italia». Brillante nella scrittura, preparò articoli, memoriali e saggi; iniziò a collaborare anche con importanti giornali, come il «Corriere della Sera», «L’Idea Nazionale» e il «Giornale d’Italia». Il suo intento era illustrare i diritti dell’italianità dell’Adriatico orientale; perciò aveva raccolto un’importante documentazione, che più tardi sarebbe confluita nella voluminosa opera in tre volumi La Vénétie Julienne et la Dalmatie. Historie de la nation italienne sur ses frontières orientale (1918-1919). Al momento di lasciare la città d’origine, portò con sé parte delle fonti che aveva messo insieme nel corso dei suoi studi. Nel 1915 pubblicò i volumi L’Adriatico golfo d’Italia. L’italianità di Trieste e Italiani e slavi nell’Adriatico, nonché gli opuscoli Le condizioni degli italiani soggetti all’Austria e Spalato «occhio del mare». Con questi lavori, redatti con finalità tutt’altro che scientifiche, auspicava di poter modestamente giovare alla causa della patria. Con l’ingresso dell’Italia in guerra, Tamaro si arruolò come tenente di fanteria nel secondo reggimento della brigata Re, ma indossò la divisa solo per breve tempo, in quanto si ritenne fosse molto più utile la sua opera di propaganda e d’informazione. Negli anni del conflitto fu un autore fecondo ed i suoi scritti avevano lo scopo principale di contrastare le rivendicazioni jugoslave.

  • Bibliografia
    G. Quarantotti, Attilio Tamaro, in «Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria», n.s. vol. V (LVII della raccolta), Venezia 1957, pp. 5-23; R.Monteleone, La politica dei fuoriusciti irredenti nella Guerra Mondiale, Del Bianco, Udine 1972; G. Bandelli, Carlo Maranelli e Gaetano Salvemini contro Attilio Tamaro. Il ricorso all’Antico nella «Questione dell’Adriatico». 1914-1919, in Attilio Tamaro e Fabio Cusin nella storiografica triestina, Atti del Convegno in ricordo di Arduino Agnelli (Trieste, 15-16 ottobre 2005), a cura di Silvano Cavazza e Giuseppe Trebbi, Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, Trieste 2007, pp. 93-116.
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  • Crediti immagine
    A. Tamaro, Storia di Trieste, Stock, Roma 1924 (Archivio E. Mastrociani-F. Todero)
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