Come nel resto dell’Impero, anche Aquileia aveva visto partire gli uomini richiamati nell’esercito fin dall’estate del 1914. All’inizio del 1915 lasciarono il paese anche le ultime classi di leva e con l’avvicinarsi dell’entrata in guerra dell’Italia si procedette all’internamento dei «regnicoli» rimasti.
Il 23 maggio le autorità austriache abbandonarono Aquileia e il giorno seguente fecero il loro ingresso i bersaglieri. Il 2 giugno vi fu la visita del re, a testimonianza del forte valore simbolico della cittadina friulana, antico e importante insediamento romano. Anche qui furono quindi messe in atto le consuete misure di internamento nel Regno delle persone sospette, e Aquileia si affermò come uno dei centri principali della retrovia del fronte italiano, sicuramente il più importante per quanto riguardava la vita religiosa.
Fin dall’inizio gli italiani si impegnarono per la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico di Aquileia, con particolare attenzione alla basilica patriarcale e all’area circostante. A questo proposito, già all’inizio del mese di luglio del 1915 don Celso Costantini era subentrato a monsignor Meizlik. Dietro la basilica si trovava anche il vecchio cimitero, al cui ampliamento si lavorò fin dall’agosto del 1915, per far posto ai corpi dei soldati morti sul fronte. Per ragioni di spazio, nel corso del 1916 si dovette costruire anche un nuovo cimitero lungo la strada che portava a Terzo.
Lo status particolare di Aquileia determinò la diversa sorte del suo cimitero militare, il Cimitero degli Eroi, rispetto ai molti altri dello stesso periodo. Bisogna ricordare che i primi cimiteri di guerra italiani furono per lo più semplici spazi delimitati, nati dalla necessità e dal carattere provvisorio, mentre misure specifiche furono prese dallo Stato soltanto dopo la fine della guerra. Il cimitero di Aquileia fu risistemato con nuovi interventi iniziati nel 1919 e, soprattutto, fu scelto per ospitare, nell’ottobre del 1921, le salme dei soldati che non erano stati scelti durante la cerimonia del Milite ignoto che conobbe il suo acme ad Aquileia, da dove partì per Roma con un convoglio speciale il feretro che custodiva il corpo del soldato sconosciuto prescelto da Maria Bergamas. Tutte queste ragioni fecero sì che il cimitero militare di Aquileia non fosse smantellato per far posto ai grandi e monumentali ossari, che furono invece eretti altrove durante gli anni del fascismo.
A.G.